La ruga del cretino

Lau (26/02/2021) - Voto: 3/5
Ho faticato nella prima metà del libro, a causa dei capitoli molto brevi e del continuo cambio di punto di vista, i personaggi sono davvero tanti, tante le storie che tessono, nel loro insieme, la vicenda. Probabilmente non ho capito fino in fondo le intenzioni degli autori.
Chiara (31/12/2019) - Voto: 4/5
Decisamente riuscita questa scrittura a due mani!!
Simone (09/08/2018) - Voto: 4/5
Non certo il miglior libro di Vitali, ma la trama è interessante e, come tutti i libri di Vitali, godibile e divertente
Paola (01/06/2018) - Voto: 1/5
Il libro non mi è piaciuto in assoluto. Sono stati inseriti troppi personaggi che poco centravano con la storia ma il problema non è questo ma è che sono stati tutti poco caratterizzati/descritti nello stesso modo al punto che ti chiedi chi doveva essere il protagonista della storia. Anche su questo punto il dubbio resta, l'autore di chi ha voluto veramente raccontare. Per non parlare della maniera grottesca in cui viene descritta l'aggressione della suora piuttosto che di quella in treno. Non lo consiglio in assoluto
Renzo Montagnoli (07/05/2018) - Voto: 2/5
Ai libri di Vitali non si può chiedere molto se non di consentire di passare alcune ore in tutta tranquillità e magari piacevolmente. Quando questa semplice aspettativa viene disattesa è ovvio che la lettura diventa particolarmente faticosa, soprattutto se ci si accorge che l’autore tira in lungo con il solo scopo di riempire pagine. E’ questo il caso di La ruga del cretino, titolo invero un po’ infelice, soprattutto se si guardano gli scarsi contenuti dell’opera. E pensare che, per l’occasione, alla penna di Vitali si è unita quella del noto criminologo Massimo Picozzi, anche se in questo caso si può tranquillamente dire che l’unione non la forza. Per scrivere il romanzo il narratore comasco parte da lontano, un po’ troppo da lontano, dilungandosi in eventi di poco, per non dire di nessun interesse; che cerchi di aggiungere pagine a pagine è abbastanza evidente, ma non è la corposità che può decretare il successo di un’opera, bensì il suo contenuto e la sua trama. Considerato che il primo è sempre assente, sarebbe stato logico trovare una vicenda abbastanza appassionante, ma così non è, tanto che dopo dieci pagine ho cominciato a innervosirmi, dopo altre dieci a sbadigliare e, arrivato a pagina 32, ho spento la luce (ero a letto) e mi sono addormentato. Penso che sia superfluo che aggiunga che a quella pagina la mia lettura si è fermata e non è più ripresa; è un peccato perché, pur considerando Vitali più che un artista un buon artigiano della penna, in questo caso non è riuscito a concretizzare il solito diligente romanzo e di conseguenza il mio giudizio non può essere che negativo e tale da sconsigliarne la lettura.