A cantare fu il cane

alberto mongardi (08/10/2018) - Voto: 3/5
n furto ed una scomparsa. Due misteri su cui deve indagare il maresciallo dei carabinieri Maccadò. Come in tutti i suoi romanzi Vitali descrive la vita a Bellano. Di facile lettura, scorrevole e interessante
Francesca (20/09/2018) - Voto: 5/5
Piacevole, divertente, ironico con un finale a sorpresa.. da leggere tutto d'un fiato! Piacevole sorpresa!
Gabriele (19/09/2018) - Voto: 3/5
Classico libretto di Andrea Vitali, consigliato giusto se cercate una lettura scorrevole e senza impegno alcuno. Scrittore amato oppure odiato, personalmente ne consiglio la lettura a chi già apprezza Vitali. Libro gradevole e semplice.
Claudio - BL (07/07/2018) - Voto: 3/5
Simpatica storiella in chiave ironico-burlesco, scritta molto bene dall'autore. Riccamente condita da birrarri strampalati personaggi dai nomi fantasiosi. L'autore in modo colorito ci narra delle grottesche incomprensioni si possono a volte creare e quanti mezzi vengoni vanamente impegnati allo scopo di svelarne il contenuto, riuscendoci solo in parte dopo le tante colossali "cantonate" prese.
Renzo Montagnoli (16/05/2018) - Voto: 5/5
Quando un romanzo di Vitali, che è sostanzialmente una commedia degli equivoci, parte bene si può essere certi che l’autore riesce a condurlo con mano sicura fino all’ultima pagina. Se poi alla consueta ambientazione (il grazioso paese di Bellano) e a personaggi che sembrano delle caricature si accompagna la figura del maresciallo dei Regi Carabinieri Maccadò, dando una punta di giallo all’intera trama, si può star sicuri che il divertimento è assicurato. In A cantare fu il cane accade di tutto, con un tentativo di furto che serve però a coprire ben altre cose e che fa da fil rouge, e con la ricerca di un rampollo di una famiglia borghese che pare sia fuggito con l’ammaliante Omosupe, illusionista ed escapologa, l’effettiva grande attrazione del circo Astra, famosa per l’esibizione del suo ombelico che tanto fa eccitare i maschi del paese. Tutto quanto è non ciò che sembra e Maccadò avrà il suo bel da fare per venire a capo delle sue indagini, coadiuvato dai suoi due carabinieri dai nomi indovinatissimi (Grafico e Virgola) e dall’appuntato Misfatti che incapperà in una disavventura da far sbellicare dalle risate. Di più non posso dire, o meglio non riesco a dire, perché il romanzo non vive su un unico equivoco, ma su molti altri che nascono pagina dopo pagina grazie all’inesauribile vena dell’autore. A Vitali qualche volta la torta non riesce bene, nel senso che l’opera, fragile sin dall’inizio, si ammoscia pagina dopo pagina, ma in questo caso, con A cantare fu il cane, non è così e assicuro che il libro consente di trascorrere alcune ore di sereno svago.