Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo

LmT (18/09/2020) - Voto: 1/5
Libro fastidioso.Troppa ironia, a mio parere fuori luogo, che mi ricorda tanto l'atteggiamento di chi pensa di avere più ragione se prende in giro l'antagonista.
Attilio (05/09/2020) - Voto: 1/5
Una visione di parte era prevedibile, ma faziosità ed inattendibilità a questo livello sono ingiustificabili. Faccio qualche esempio limitandomi, solo per brevità, alle prime pagine. A pag. XIV si dice che “per evitare di essere smascherato” il fascismo tappò la bocca a qualsiasi voce critica introducendo la pena di reclusione da 1 a 5 anni in caso di “offesa al Duce”. Ebbene è esattamente la stessa pena prevista oggi per oltraggio al Presidente della Repubblica (condannati per questo ad es. Storace e Guareschi), quindi anche in Italia oggi si tappa la bocca alla critica politica? Nelle pagg. 8-10 si sostiene che la previdenza pubblica in Italia fosse previgente al fascismo, ma si tace che prima del fascismo era una mera assicurazione volontaria simile a ciò che oggi chiameremmo polizza sulla vita. Tutt’altra cosa, quindi, dal sistema collettivo di prestazioni pensionistico/assistenziali basato su contributi obbligatori per lavoratore e datore di lavoro gestiti da un Ente pubblico con gestione finanziaria autonoma rispetto alle casse dello Stato a cui siamo abituati oggi e che, invece, è nato proprio con il fascismo. Per trovarlo nero su bianco basta visitare il sito dell’INPS, scoprendo anche che tra il 1927 ed il 1941 vennero introdotti gli assegni familiari, l’indennità di disoccupazione, la reversibilità pensionistica ed altro ancora. A pag.12 l’autore arriva a dire che il fascismo causò la “progressiva inefficienza” dell’INFPS facendone un carrozzone clientelare “grande dispensatore di stipendi” per 8.000 dipendenti nel 1931. Ebbene nel ‘31 la popolazione italiana era di circa 41 milioni di persone mentre oggi siamo circa 60 milioni, se l’INPS avesse oggi in proporzione lo stesso organico che aveva in epoca fascista avrebbe meno di 12.000 dipendenti. Invece ne ha quasi 26.000, cioè più del doppio. Ridicolo parlare di inefficienza fascista con questi numeri… Non continuo, ma ovviamente il resto del libro non migliora né in affidabilità né in qualità.
maria cristina zanini (30/08/2020) - Voto: 5/5
Di facile lettura , fa sorridere e riflettere. Aiuta a argomentare e diffondere una visione realistica del fascimo e del suo dux al di là dei facili qualunquismi che spesso sono responsabili di negligenti asseverazioni di un passato da tenere come monito
cecilia (02/07/2020) - Voto: 4/5
Leggendo in particolare le recensioni negative a questo libro, ho notato che per negare validità al lavoro di Filippi si fa riferimento a una presunta "storia imparziale", a una "storia di parte" giudicata frettolosamente come "di sinistra", a una qualifica di storico che corrisponderebbe in realtà a quella di "un politicante" e via discorrendo. Non si discutono i saggi storici con questi pregiudizi ! Metodologia storica e storiografia insegnano a comparare gli esiti della ricerca, a metterli in discussione solo dopo aver verificato fonti, documenti e valutazione degli stessi. Un lavoro impegnativo che richiede una passione per la conoscenza storica rara di questi tempi: e allora si finisce per scrivere … altre idiozie sul fascismo, come se non ce ne fossero abbastanza.
Laura (16/06/2020) - Voto: 1/5
Deludente. Premetto che non sono "nostalgica", ma avrei gradito un filino di obiettività. Il contenuto del libro non aggiunge nulla alle trite e ritrite critiche sul Ventennio. Senza contare che, per valutare con obiettività e buon senso leggi, opere e decisioni relative a qualsiasi periodo e luogo, è sempre necessario contestualizzarle tenendo conto delle situazioni contingenti e della mentalità del tempo. Ad esempio, l'Autore critica le limitazioni imposte alle donne in campo lavorativo, ma dimentica che, nonostante l'avvento della Repubblica e della democrazia, ci sono voluti decenni prima che le donne potessero accedere a certe carriere (Magistratura, Polizia, ecc.) in quanto ritenute inadatte al pensiero giuridico, incapaci di sufficiente equilibrio ecc. Quelle limitazioni, dunque, erano frutto del maschilismo imperante da secoli, che ancora oggi non è stato del tutto sradicato; si pensi ai tanti casi di "femminicidio".