Il trio dell'arciduca

Renzo Montagnoli (03/11/2015) - Voto: 4/5
È il mese di giugno del 1914 e tutta l'Europa è in ebollizione; anche se la vita sembra scorrere tranquilla nei fasti della Belle Epoque soffiano venti di guerra sempre più forti. Dal mare di Trieste viene ripescato il corpo esanime di Celik Yilmaz, un mercante levantino che è anche l'informatore di un giovante agente segreto imperialregio. Si potrebbe pensare a una disgrazia, ma un segno inequivocabile sul capo della vittima è la prova che si tratta di un omicidio. Perché uccidere un pesce così piccolo? Che cosa aveva di così importante da riferire e che si è voluto che non arrivasse alle orecchie dei servizi segreti austriaci? Sono queste le domande che si pone Neron Vukcic, montenegrino, giovane, ma molto intraprendente, dotato di un finissimo intuito, insomma in breve uno dei migliori agenti di cui disponga l'Austria. Inizia così una spy story che pagina dopo pagina si tinge sempre più di giallo, in un gioco di spie che vede coinvolti anche altri stati, in una corsa tesa a evitare, o a realizzare a seconda di una delle parti contrapposte, l'evento scatenante di quella che sarà chiamata la Grande Guerra. È forse superfluo che dica che Neron riuscirà a giungere alla soluzione, ma senza che il suo paese ne tragga vantaggio, perché la ragion di stato dei politici a volte è di una sottigliezza che cela perfidi interessi. Questo è il primo libro di Hans Tuzzi, che leggo e posso dire che è stata una gradevole sorpresa. Quest'autore, che nonostante il nome è italianissimo (si tratta in effetti di Adriano Bon, nato a Milano nel 1952 e docente universitario) è quel che si suol dire una buona penna. La sua è una scrittura fluida, scorrevole, uno stile fresco che, comunque, riesce a mettere in risalto capacità di ricreare atmosfere veramente encomiabile e poi si ha sempre l'impressione che per questo narratore lo scrivere un libro sia un gioco appassionante, volto sì a coinvolgere il lettore, ma a rendere anche gioioso partecipe lui stesso.
patrizia b. (15/06/2015) - Voto: 3/5
Mi aspettavo molto più e la delusione è stata forte. E' carino, in certe parti avvincente e coinvolgente, ma tutto sommato abbastanza piatto. Veramente peccato! Voto 3/5
claudio (22/05/2015) - Voto: 5/5
Mi è piaciuto e poi le ultime righe sono un vero e proprio spasso.
diego (08/12/2014) - Voto: 4/5
Primo che leggo di Tuzzi. Molto colto e ben scritto. Accurati i riferimento storici, compreso il riferimento a chi per primo destabilizzò i già precari equilibri geopolitici : l'Italia con la Guerra di Libia. Però c'è un notevole errore storico : a pagina 113 si parla di Iprite, quando questo nome venne dato al gas solo dopo che venne usato a Ypres, durante la Grande Guerra, dunque poco dopo il periodo in cui si svolgono i fatti narrati.
Giampiero Cinque (18/09/2014) - Voto: 5/5
In un'Europa che fra pochi anni precipiterà nella prima guerra mondiale, il mercante turco Celik Yilmaz, a Sarajevo, può ancora deliziare i propri occhi ammirando in uno spettacolo di varietà la bellezza sfolgorante dell'attrice polacca Saskia Christalling, mentre altri occhi osservano nascostamente i suoi movimenti. Qualche buona ragione dev'esserci, visto che il turco è l'informatore del ventunenne Neron Vukcik, agente segreto al servizio dell'Impero austro-ungarico. Giunto a Trieste per incontrare il suo uomo, che si era spostato lì da Sarajevo, Vukcik si ritrova davanti al cadavere grondante dell'informatore, da poco ripescato dalle acque del porto triestino. Già scettico sull'ipotesi della disgrazia, Vukcik apprende che il mercante-informatore a Trieste aveva incontrato due uomini, uno dei quali portava con sé un'erba velenosa. Più oltre non andiamo per non privare chi non ha ancora letto questo bel romanzo del piacere di viaggiare da Sarajevo a Vienna a Costantinopoli in compagnia del giovane e plurilingue Vukcik, sulla scena di una indagine dove riappare la bella Saskia e dove si aggirano spie e ufficiali, indipendentisti e fedelissimi dell'Impero. Un viaggio affollato e vivace nel grande Storia riflessa, come in altri libri di Tuzzi, in un ritaglio di vicende e figure che incarnano lo spirito di un'epoca. Tuzzi è bravissimo nella ricostruzione del mondo di ieri, un'Europa votata alla catastrofe e popolata da commedianti tragici o da attori comici. Una pianta, un libro raro, citazioni sparse qua e là, uno strudel triestino, sono fra le minuscole gemme che lo scrittore dissemina nel testo e assorbe abilmente nel tessuto della narrazione, creando un quadro vivido ma mai "ad effetto", colto ma non ostentato.