Al di qua del fiume. Il sogno della famiglia Crespi

Daniela (06/02/2024) - Voto: 5/5
La lettura di questo libro mi ha catapultata nel mondo di Crespi d'Adda: mi sembrava di trovarmi sulla riva del canale con Emilia, Silvio e quel bullo del Malberti, o con Carlo Vitali un attimo prima della tragedia, ho sentito lo strazio interiore Fredo, e la determinazione e la forza dell'Agazzi... Questo mondo è stato animato dalla splendida scrittura di Alessandra Selmi, ma prima ancora è stato reso possibile dal sogno di Cristoforo Crespi: è ricordato più volte che si tratta "solo" di un triangolo di ottantacinque ettari, ma in quello straccio di terra si è concentrato un mondo, dal 1877 fino all'avvento del fascismo. Una vicenda che appassiona, coinvolge ed emoziona, e che bisogna assolutamente conoscere.
ANDRICCI (13/01/2024) - Voto: 5/5
La sagra della famiglia Crespi, quali fondatori del villaggio Crespi d’Adda, è raccontata sia dal punto di vista dei “padroni” che da quello degli operai, dove, grazie alle vicende di Emilia e Silvio, le storie familiari si intrecciano e gli anni passano veloci: dal 1878 (anno della sua fondazione) al 1930, anni attraversati dalla Prima guerra mondiale che travolgerà la vita di tante persone cambiando radicalmente la vita di chi c’era prima della guerra. Penso che sia un libro importante che permette di conoscere la vita di un industriale che ha segnato fortemente la storia dell'industria del ns Paese e che allo stesso tempo pone anche tanti quesiti al lettore e molte riflessioni sul mondo del lavoro e anche sulla filosofia di Crespi. C’è un passaggio del libro che mi ha scioccato … quando il padre dice alla figlia che sta giocando: ormai sei grande, da domani andrai a lavorare; quanti anni ha la bambina? 9 anni!!! Ed il padre le dice che deve ritenersi fortunata perché ha avuto la fortuna di essere andata a scuola due in più di tanti altri. Che tipo di lavoro? Lavandaia al fiume … stando chinata al fiume a pulire a mano i panni dei ricchi! Le generazioni di oggi danno per scontato andare a scuola e (troppo spesso) buttano via quegli anni senza aver imparato nulla, non ci rendiamo conto di quanto siamo stati fortunati a vivere nel terzo millennio, e stiamo parlando del 1878 non di mille anni fa, meno di 100 anni prima della mia nascita. La prossima primavera vorrei andare a visitare il paese Crespi d’Adda che sta qui vicino, in provincia di Bergamo, e sono sicuro che guardandolo mi verrà a pensare alla vita della gente narrata nel libro. La prima volta che ne avevo sentito parlare è quando vi ambientarono nel 2021 una puntata di MasterChef Italia. Del libro mi è piaciuto tutto: trama, scrittura, giusta calibratura tra descrizioni e narrazione, scelta dell'argomento. Complimenti all'autrice Ricordo che il Villaggio operaio di Crespi è anche patrimonio UNESCO!
Lele (07/12/2023) - Voto: 4/5
Romanzo basato sulla storia della famiglia Crespi dal 1877 al 1930 e sul cotonificio con annesso villaggio operaio costruito da Cristoforo Crespi, migliorato da suo figlio Silvio e proclamato patrimonio dell’umanità nel 1995. Alessandra Selmi scrive in modo scorrevole e avvincente e delinea in modo assolutamente convincente la psicologia dei molti e diversi personaggi che animano questa vicenda umana e industriale piuttosto insolita in Italia. E’ un libro che si beve.
Roberta (28/09/2023) - Voto: 4/5
Una saga che , nonostante i toni drammaticie la lunghezza, e' difficile staccarsi. Grazie ai capitoli brevi si riesce a gestire la narrazione che e' caratterizzata anche da molti personaggi. La ricostruzione storica dell'epoca e' molto dettagliata. Ora che ho so dell'esistenza del Villaggio Crespi una visita e' d'obbligo.
Stefania (24/09/2023) - Voto: 5/5
Iniziato sulla scia delle saghe familiari dell'Editrice Nord, questo romanzo racconta la crescita del progetto del Villaggio industriale, sia dal punto di vista dei Crespi - i ricchi tessitori che stanno facendo una rapida scalata sociale - sia da quello delle famiglie degli operai anch'esse protagoniste. Sì mischiano quindi, nella stessa realtà, i punti di vista dei diversi personaggi, rendendo il villaggio vivo e pulsante, con le loro speranze, delusioni e i loro dolori. Si piange e ci si appassiona alle vicissitudini e alle evoluzioni dei protagonisti, in particolare a quello di Emilia che avrà una vita difficile, dura, ma che saprà affrontarla con forza e speranza. E la speranza sarà l'ultima ad abbandonarla.