Non vi lascerò orfani

silvia (07/07/2021) - Voto: 5/5
Leggere Daria Bignardi per me è sempre un’esperienza quasi catarchica. Attraverso una prosa curata nei dettagli, ma scorrevole ci accompagna nei meandri dei suoi sentimenti, delle sue paure che spesso si sovrappongono ai nostri. Non vi lascerò orfani si svolge tra Milano , Ferrara e zone circostanti. Improvvisamente muore la mamma di Daria e iniziamo con lei un viaggio nel passato, nella storia della famiglia e dei rapporti tra madre e figlie, tra sorelle. Mi ha colpito perché non dà molto spazio alla tristezza, piuttosto al ricordo e non solo delle cose belle, alla nostalgia del tempo passato, alla storia della famiglia e dei luoghi.
Francy (06/07/2021) - Voto: 3/5
E’ una storia di famiglia, la famiglia di Daria Bignardi, che racconta attraverso i suoi ricordi ciò che più ha lasciato il segno nella sua infanzia e adolescenza. Il racconto è un po’ lento e a tratti un po’ noioso, forse perché è stato scritto in seguito alla morte della madre più per elaborare il momento che per intrattenere il lettore. La sensazione è che il libro sia stato scritto per sé o per lasciare una testimonianza ai propri figli.
Attilio Alessandro (23/04/2015) - Voto: 5/5
Un libro che ti arriva al cuore perché parla di tutti noi e dei nostri vissuti.Da leggere
Carol (15/02/2015) - Voto: 3/5
Una lettura piacevole, ma si ha la sensazione leggendo che l'autrice abbia scritto il libro soprattutto per sé (e per l'amata sorella), per elaborare il lutto, per dare un senso al rapporto controverso con la mamma, per lasciare una memoria scritta della sua famiglia e dei suoi antenati. Il libro è più riuscito quando scava a fondo nei propri e negli altrui sentimenti, mentre scade nel noioso quando nomina i tanti parenti, gli episodi troppo legati alla famiglia per poter suscitare un interesse in un pubblico estraneo. Diciamo un Lessico famigliare che però è ben lontano dal raggiungere la potenza dell'originale.
pompea49 (05/10/2014) - Voto: 5/5
Si legge d'un fiato. Facilmente ci si riconosce, specie da donna, in quel complesso di sentimenti, emozioni , conflitti ,di cui è inevitabilmente intessuto il rapporto madre-figlia. Ma, oltre alla storia difficile del rapporto, che costituisce uno degli elementi di godibilità della narrazione ,vi si può riscontrare dell'altro, ed è questo "altro" che ne fa un racconto importante, ben al di là di una semplice biografia. Si tratta di una storia familiare, di una famiglia emiliana del secolo scorso, le cui vicende e il cui vissuto-ricostruiti attraverso una memoria riconoscente più che nostalgica ed un'analisi che finisce con l'essere psicoanalitica( rifuggendo, però, dalla retorica della psicoanalisi)- assumono i caratteri di una storia comune e, a tratti, della Storia del nostro Paese, dal dopoguerra ai giorni nostri. Daria Bignardi parla di sé ,del proprio percorso di crescita, dei fondamenti di un'educazione e di una cultura, di una sensibilità e di un modo di essere che si sono definiti, nel bene e nel male, per assimilazione o per contrasto, all'interno di un panorama di valori trasmessi dal nucleo familiare. Ciò che resta- dopo l'avvincente lettura- è la conferma della rilevanza del contesto familiare per ciascuno di noi negli anni dell'infanzia e dell'adolescenza, quando cerchiamo la nostra strada. Un'altra forte sensazione che pervade il lettore riguarda la complessiva positività della vita in provincia, la buona ,antica provincia italiana, con i suoi ritmi lenti e ripetitivi e tuttavia rassicuranti, dove si assaporano ancora le "buone cose", non necessariamente "di pessimo gusto" : chi possiede solide radici- sembra voler dire la Bignardi- non si perde per le strade del mondo, chi non disperde il suo bagaglio di affetti ricordi abitudini della prima età, quell'humus intriso di tradizioni, riti e certezze mandati in frantumi da una falsa idea di progresso, , porta con sé, magari inconsapevolmente, un carico utile quanto una corazza.