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Il grande disegno
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Tiktaalik
(07/11/2014) -
Voto: 2/5
Hawking introduce il libro dicendo che la filosofia e' morta, e spetta agli scienziati rispondere ai grandi quesiti dell'uomo, ma a me pare pura contraddizione, perche'tutti infine riflettiamo e facciamo filosofia. Le conclusioni dell'autore sono che possiamo fare a meno del concetto di Dio, sostituito dal concetto di creazione spontanea dell'universo da noi abitato, ma attenzione, lui non esclude che possano esserci infiniti universi, come suggerito da alcuni aspetti della meccanica quantistica. E a pag. 134 afferma, potrebbe sembrare fantascienza ma non lo e'. Invece a me tutto il libro pare infarcito di fantascienza, e faccio notare che alcuni fisici teorici ritengono l'idea di Dio meno assurda di tante teorie che si basano sulla sua negazione. Semplicemente non e' la scienza che puo' dire la parola definitiva su Dio.Pertanto avverto solo presunzione in questo libro, che inoltre ritengo incomprensibile nelle pagine finali, quando e' proprio allora che si dovrebbe definire esattamente questa creazione spontanea. Altrimenti e' inutile scrivere libri divulgativi, che per definizione dovrebbero essere chiari per tutti, se un'autore non ha questa capacita' lasci perdere, io questo libro lo sconsiglio.
Francesco
(02/12/2011) -
Voto: 3/5
Un libro che ha dato molto fastidio ai credenti perchè Hawking ha sommato la sua voce a quella dei più grandi scienziati, dimostrando di fatto come la via cosmologica per dimostrare l'esistenza di Dio sia piena di contraddizioni. L'autore propone un modello (che nessuno deve necessariamente accettare) molto più logico, possibile e corretto, e lo fa in maniera molto corretta, non afferma infatti che Dio non esiste ma dice solamente che Dio non è necessario per spiegare le nostre origini. E' insomma il primato della scienza sulla teologia, che ormai sembra definitivamente relegata all'ambito delle semplici opinioni personali.
Gabriele Martufi
(11/10/2011) -
Voto: 5/5
Finalmente gli scienziati si sono accorti che l'universo non può che essere autoconsistente, e quello che chiamiamo comunemente "Big Bang" altro non è che uno stato particolare dell'universo e non certo "l'inizio". Bene, in questo libro divulgativo vengono illustrate le idee che sono alla base della cosiddetta "teoria del tutto": una ipotetica teoria candidata a spiegare l'universo in ogni sua manifestazione. Dopotutto "Dio", dal punto di vista strettamente scientifico, non spiega assolutamente nulla (chi ha creato Dio?) al punto che non può essere considerato neppure un'ipotesi, perciò a mio parere ha perfettamente ragione il fisico italiano Giorgio Parisi: «Dio per me non è neanche un'ipotesi». Detto questo, alcuni punti andavano spiegati meglio, per esempio, come va interpretata la seguente affermazione: «questo libro si basa sul concetto di determinismo scientifico» (pag. 32), quando oggi sappiamo, indipendentemente dal principio di indeterminazione, che esistono tutta una classe di problemi (sistemi dinamici a comportamento caotico) di cui non siamo in grado di prevedere il comportamento a lungo termine? Ma non solo, a pag. 152 Hawking e Mlodinow affermano: «secondo le leggi della gravità, soltanto in tre dimensioni sono possibili orbite ellittiche stabili. Con altre dimensionalità sono possibili orbite circolari, che però, come Newton temeva, sono instabili. In qualsiasi numero di dimensioni diverso da tre basterebbe una piccola perturbazione [...] a far uscire un pianeta dalla sua orbita», evidentemente qui c'è un "piccolo" problema, perché disgraziatamente la M-Teoria postula l'esistenza di undici dimensioni! In ogni caso, per quanto mi riguarda non credo che esista una "teoria del tutto", perché le teorie scientifiche non hanno nessuna valenza ontologica, sono "solo" approssimazioni della realtà, che valgono in certi ambiti e sotto certe ipotesi, quindi c'è sempre spazio per un principio metafisico sottostante inaccessibile alla ragione.
virgilio
(13/06/2011) -
Voto: 4/5
Per capire e spiegare la fisica bisogna riuscire a sintetizzarla nei suoi aspetti fondamentali e essenziali...ed è quello che fa l'Autore aldilà dell'elucubrazioni di tant'altri "saccenti" che si riempiono la bocca di cifre senza saperle confrontare e rapportare all'esperienza mentale concreta di chi li segue. Qui l'Autore ricava semplicemente e con figure empiriche, riconducibili all'applicazione sperimentale e, logicamente, dai diagrammi QED di R.Feynman -ossia la rappresentazione diagrammatica delle somme vettoriali dei processi dinamici subnucleari ed elettromagnetici- una visione rinnovata dell'intero bulk racchiudente il nostro universo, che tralaltro per convergenti e complementari corsie è teorizzato e rilevato pure da diversi e autorevoli suoi colleghi (in opere forse più "matematiche" di questa)... Il risultato è una visione dello spaziotempo che disorienta qualcuno ma illumina chi non s'accontenta delle costruzioni convenzionali che limitano i confini del pensiero viziato da troppi condizionamenti tradizionali, in fin dei conti ancora meccanico-settecenteschi. Il realismo modellistico su cui Hawking si basa è la migliore e più chiara concezione neopositivista che attualmente si possa esprimere. Non scorgo qual altro stringente procedimento cognitivo possa sostituirlo, fissando come fa esso: conoscenze acquisite e comprovate...restando nel contempo disponibile a quegli adattamenti e salti evolutivi paragdimatici ormai presupposto e esigenza fondante e irrinunciabile della ricerca contemporanea...e probabilmente d'ogni futuro tentativo d'esplorazione in senso galileano o in senso gnoseologico-teorico generale. Promuovendo così un'analisi nuda e coerente della realtà, che per l'uomo è e diverrà via via maggiormente necessaria o di vitale importanza, risucchiati come siamo da modifiche epocali sempre più contrastanti e veloci del mondo e delle sue idee dominanti...
Mauro
(05/06/2011) -
Voto: 2/5
Libro contrassegnato da un carattere eccessivamente divulgativo. Si arriva alla fine e non si capisce se si è letta una favoletta o una tesi di astrofisica. Il titolo, da solo, richiedeva un maggiore approfondimento, anche a costo di perdere qualche lettore. Detto questo ritengo che qualunque critica si voglia indirizzare al pensiero di Hawking la si debba fare con cognizione di causa, con gli strumenti della scienza e della logica. Non possiamo pensare di risolvere i problemi che la scienza ci pone sovrapponendo i dogmi religiosi (Galilei docet), anche se il celebre professore avesse preso la più grossa cantonata della sua vita.
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