Ciò che inferno non è

Tinama (28/09/2022) - Voto: 4/5
Chi non ama le metafore potrebbe essere tentato di abbandonare la lettura dopo le prime pagine. La storia comincia a prenderti sempre più man mano che procedi nella lettura. E' poesia in prosa che racconta la vita nei suoi aspetti più infernali in cui l'uomo si lascia coinvolgere, ma anche nelle sue altezze più sublimi in cui può tendere e giungere fino al compimento totale di dare la propria vita ma non senza umana paura. “Dio mio perchè mi hai lasciato? Sono stanco, Padre mio. Non riesco a vederti. Ho paura. Io voglio vivere, non voglio morire... So che devo morire, ma non sono pronto...So che il mondo non può essere migliore di quello che noi gli permettiamo di essere, ma sono troppo piccolo. Mi chiedi troppo”. E in tutto ciò, come sottofondo, ma non solo, affiora una storia d'amore delicatissima che solo la penna di A.D'Avenia può rendere reale. Nel complesso vuole essere una testimonianza e, nonostante tutto, un inno alla Vita.
GIUSEPPE (15/03/2021) - Voto: 4/5
D’Avenia è stato uno degli scrittori italiani che più ho apprezzato negli anni; i suoi primi tre romanzi, in particolare “Ciò che inferno non è” sono piccoli capolavori, in cui i giovani vengono raccontati con sguardo quasi disincantato ma quanto mai veritiero. Altro non saprei dirvi se non consigliarvi caldamente di leggerlo!
vale (15/05/2020) - Voto: 5/5
Bellissima storia per adolescenti e non solo. Consigliata comunque ai più giovani.
Amelia (21/09/2018) - Voto: 4/5
Romanzo manieristico nel linguaggio soprattutto nella prima parte della narrazione. Nella seconda invece la trama diventa più avvincente e scorrevole....ci si lascia trasportare in un dedalo di vite difficili di un quartiere di Palermo illuminato dalla figura di don P. Puglisi. Libro nel complesso consigliato!
Marco D'Aviano (20/01/2017) - Voto: 3/5
Alessandro D’Avenia ha molte belle cose da dire sull’essere uomini e donne, sull’essere per gli altri, sulla tristezza che alimenta la crudeltà. Non è un pregio da poco per uno scrittore. Ma non sa scrivere. E’ verboso (troppe parole vuote, troppe formule letterarie) e smanceroso. Non è un difetto da poco per uno scrittore.