L' orizzonte

Pier Morandi (17/10/2015) - Voto: 4/5
Amo Modiano, le sue parole dosate, le pause, i silenzi. Se posso permettermi un consiglio (se posso..) direi di non cercare in lui 'la storia', fine a se stessa, il suo sviluppo ed il suo approdo finale; per questo ci sono altri libri ed altri romanzieri. Modiano parla delle zone nascoste della vita, dei suoi interrogativi, dei dubbi (sempre legati al ricordo), e lo fa con grande classe. Non deve e non vuole risolvere niente, solo ridare luce ad angoli nascosti, dimenticati o apparentemente persi.
misselisabethbennet (19/03/2015) - Voto: 3/5
anch'io mi sarei aspettata di più ma forse il bello di questo libro resta proprio questo aspettarsi sempre qualcosa, il continuo interrogarsi su chi sia la vittima e il carnefice.... è scritto molto molto bene ma la trama effettivamente un pò delude...
claudio (27/10/2014) - Voto: 4/5
Di non facile lettura con tutti questi rimandi a quarant'anni prima. E poi il finale te lo lascia alla tua immaginazione. Ma, nonostante questo, buon lavoro di Modiano, fresco premio Nobel per la letteratura.
Leopoldo Roman (24/10/2014) - Voto: 1/5
Mi incuriosiva leggere qualcosa del premio Nobel 2014 per la letteratura ed ho scelto "L'orizzonte". Ma è stato una grande delusione. Ho faticato a terminarlo. Senza trama, scialbo, confuso. Passato senza lasciare alcun segno.
Roberto Agostini (16/10/2014) - Voto: 4/5
Per molte pagine sappiamo solo il cognome, Bosmans. È l'io vagabondo in una Parigi più beckettiana che rilkiana, la città simbolo ha assorbito il tempo e la voce narrante maschile la/lo percorre, fra l'amarezza delle cose perdute e lo stupore dei ritrovamenti possibili ricordando. È il mistero del tempo che una volta ancora domina il romanzo contemporaneo. È l'orizzonte per il Premio Nobel 2014, Patrick Modiano. Al di là non possiamo giungere ma lo scrittore ci prova, con una lingua semplice che scolpisce le pagine nelle riflessioni del personaggio ("Come diventano irrisorie anche le persone che il caso e la cattiva sorte ti avevano imposto durante l'infanzia"). A ritroso non si colmano le distanze, se ne colgono le alterità, le spezzature, blandizie, minacce. Margaret, la donna di una lunga relazione, entra ed esce, come le stagioni di un tempo mitico che non si distinguono più. Altri fantasmi si ripresentano, la madre punitiva, lo straniero butterato, e incombono. Incontri. Incroci. Ombre. La scrittura è un ausilio, un appiglio. Ma la psicologia non è il tema o lo strumento di Modiano, quanto la meraviglia del tempo fluttuante da/per piccole cose. Da qui l'ansia del protagonista-autore di tracciare degli itinerari nella sua Parigi fantasmatica, o su un lago svizzero dove la vicenda di Margaret si sdoppia, che si sovrappongano alla geografia reale, e ripercorrerli con in tasca semi di verità che possono germogliare. Ogni pagina è uno snodo di questo cammino che scorre cadenzando la lettura. Il tempo ondulatorio, caratterizzato da una quantica facilità a essere dove non è (o viceversa), non può che ritornare al principio: il ricordo gira in cerchio per l'ultima volta, ed ecco i due protagonisti si incontreranno, forse, nella Berlino da dove sono partiti innocenti e ignari, imboccando uno di quei tunnel temporali che Modiano evoca con la precisione di un fisico e poeta moderno, richiamando cocciutaggini esistenziali alla Sartre o atmosfere perdute alla Kieslowski.