L' estate fredda

Lucia (12/08/2017) - Voto: 5/5
L'ESTATE FREDDA Giancarlo Carofiglio. È il primo libro che leggo di questo autore. Mi ha sorpreso questo realistico intreccio tra la storia purtroppo reale e attuale e l'invenzione letteraria. Una scrittura di alto livello. Una trama avvincente. Un libro che vi chiama a sé e vi trattiene fino a che non l'avete finito
Alessia (11/08/2017) - Voto: 2/5
Letto e concluso a fatica, è di una noia mortale, pagine e pagine di interrogatori. Quanto è lontano l'autore dei primi romanzi dell'avvocato Guerrieri.
Bruno Izzo (17/06/2017) - Voto: 4/5
Non esiste giustizia, se non sono in primis essi stessi giusti coloro che la giustizia esercitano, applicano e fanno rispettare. Il comune senso della giustizia vuole che i buoni siano buoni davvero, spesso fino al sacrificio personale; non a caso la vicenda si snoda sullo sfondo dei tragici avvenimenti che portarono all’eccidio per mano mafiosa dei magistrati Falcone e Borsellino. Bari, estate torrida: nel corso di lotte criminali tra cosche mafiose è rapito un bambino, in seguito ritrovato cadavere, colpevole unicamente di essere figlio di un boss locale. Il fatto non convince del tutto il maresciallo dell’Arma Fenoglio, piemontese trapiantato al sud. In effetti, il boss emergente presunto colpevole, costituitosi e disposto a collaborare, respinge con forza, con sdegno nonostante il suo status malavitoso, la responsabilità del rapimento e dell’assassinio del piccolo innocente. Fenoglio inizia perciò, con tenacia sabauda e cocciutaggine meridionale, un supplemento d’indagini che lo porta alla verità, grazie al suo fiuto, al suo intuito ma in particolare, al suo essere riconosciuto da molti, non solo dai colleghi, ma anche dagli antagonisti del campo opposto, uomo giusto, retto, degno di stima e di fiducia, con cui si può perciò lasciarsi andare a rilasciare informazioni confidenziali, senza per questo sentirsi tacciati d’infamia. La verità che verrà a galla è gelida, devastante e destabilizzante: l’estate calda, torrida, si trasforma in un’estate fredda, la sua essenza agghiaccia, devasta, determina una situazione di colpevole sfiducia negli uomini e nel sistema della giustizia, una condizione che richiama il “Quis custodiet ipsos custodes?” di Giovenale. Un paese civile richiede la giustizia, ed essa non pretende eroi ma uomini, uomini come tanti, semplicemente più di tanti, onesti e fedeli ai principi elementari di giustizia. Gente così, per nostra fortuna, esiste ancora. Carofiglio lo sa, lo scrive, lo testimonia.
Agostino (15/06/2017) - Voto: 4/5
Si sa che i gialli sono quasi sempre prodotti artigianali costruiti con furbizia. Raramente un 'giallo' si può definire un buon romanzo, buono nel contento narrativo e buono nell'impegno civile. Questo lo è sicuramente. Meriterebbe 5 stelle, ma gliene tolgo una perché la parte dei verbali (quasi cento pagine sia pure interrotte di tanto in tanto da racconto e descrizione) è meccanica e non rende, come dovrebbe, il dramma degli avvenimenti verbalizzati.
angelo (02/05/2017) - Voto: 4/5
Ingredienti: un maresciallo piemontese a Bari nel 1992, il sequestro di un figlio di un boss mafioso, una faida tra clan ai tempi delle stragi di Falcone e Borsellino, un’indagine portata a termine con metodi non sempre legali. Consigliato: a chi lotta ogni giorno per dare senso al caos, a chi fatica a distinguere i confini del bene e del male.