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L' estate fredda
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giovanni
(20/01/2017) -
Voto: 5/5
Sono in totale accordo con la recensione di Alberto, sostanzialmente su tutto quello che scrive nel suo contributo. Romanzo consigliato, finalmente Carofiglio si scrolla di dosso le ragnatele di alcuni suoi personaggi spesso troppo umanisti e inclini alle citazioni e poco poliziotti con i piedi per terra. Fenoglio è una miscela equilibrata dove l'ago della bilancia rimane in equilibrio e non pende mai troppo da una parte. Ottimo libro, anch'io come Alberto lo finirò oggi, terzo giorno e non vedo l'ora di tornare a casa per ripendere la lettura.
ettore
(18/01/2017) -
Voto: 1/5
Che noia! Ma perché i signori italiani, che hanno deciso di divenire scrittori di gialli, non studiano prima i grandi classici inglesi ed americani? Tutti concentrati sulla psiche, più o meno turbata, dell' investigatore di turno e zero plot. Storie che non decollano, intrecci traballanti. Il dr. e senatore Gianrico Carofiglio, è allineato con i suoi colleghi giallisti del Bel Paese. Morale della favola: L'estate fredda è il primo ed ultimo libro che tento di leggere di questo autore. Auguri per i prossimi romanzi!
Alberto
(07/01/2017) -
Voto: 5/5
In ''L'estate fredda'' ci sono due riflessioni che mi hanno colpito. La prima – dell'appuntato Pellecchia – è: ''.... secondo me la gente è infelice quando pensa troppo.'' L'altra di Ambrosini, un personaggio secondario che compare una sola volta, che dice: ''... spesso nella vita non fai quello che avresti desiderato. E comunque ciò che desideri non è per forza quello che sei adatto a fare.'' A mio avviso, a volte, un romanzo si apprezza anche solo per qualche dialogo o pensiero che colpisce l'attenzione, che fa riflettere. In questo caso queste due frasi sono il valore aggiunto. Il nuovo romanzo di G.C. mi è piaciuto e lo consiglio. La trama è lineare e non riserva grandi colpi di scena, ma è la scrittura che mi ha preso, come sempre accade con questo autore. Piana e scorrevole (l'ho letto in meno di tre giorni) ha voluto dare un taglio da magistrato con i lunghi verbali con Lopez, del tutto congrui, anche se potrebbero sembrare prolissi, ma ha anche lasciato sullo sfondo sia pennellate di colore, con gli accenni al mare e al cielo di Puglia, che riferimenti precisi alla personalità dei due principali personaggi: Fenoglio e Pellecchia, che sarà determinante nel finale. Il primo, piemontese tutto d'un pezzo, il secondo con qualche scheletro nell'armadio, ma aderente al profilo del perfetto carabiniere, nel profondo dell'animo onesto, con un suo proprio e personale senso della giustizia, che è assomiglia anche a quello del suo capo Fenoglio. Appenna accennato, ma importante, il ritratto del neo arrivato in squadra il capitano Valenti. Chissà se, con il magistrato donna D'Angelo, li ritroveremo in un prossimo, sempre atteso, romanzo?
Luciano
(03/01/2017) -
Voto: 2/5
Mi sembra che ormai Carofiglio abbia finito la sua vena ispiratrice. Cosa che si ripete da un po' di tempo, infatti devo essere sincero, gli ultimi romanzi non mi hanno convinto e devo riconoscere che anche questo non mi ha entusiasmato. La speranza è che riesca a ritornare all'antico anche se oggi il ritorno al passato, in tempi di rottamazione, non è ben visto.
barbara
(20/12/2016) -
Voto: 4/5
E' vero come ha detto qualcuno prima di me, la città non è caratterizzata per niente, il racconto potrebbe svolgersi ovunque, però non l' ho trovato assolutamente noioso, anzi, mi sembra che Carofiglio si sia ripreso dopo un paio di scivoloni che mi hanno fatto pensare che dovesse pubblicare per forza qualcosa anche se non aveva niente da dire. Io lo consiglio
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