Veleno. Una storia vera

Adria (18/01/2023) - Voto: 5/5
Ho desiderato con tutto il cuore un qualche lieto fine. Ho anche sperato di trovare le informazioni di un'inchiesta giudiziaria contro il maledetto team responsabile di un tale enorme errore giudiziario. Da leggere assolutamente.
Lucy (28/12/2021) - Voto: 5/5
Una storia incredibile che si consuma alle soglie del 21. Secolo, una caccia alle streghe sostenuta dalla pseudoscienza di una psicologa che ha appena terminato la sua formazione. Trincia ci restituisce, con misura e straordinario equilibrio, il dolore delle famiglie a cui lo Stato ha letteralmente rapito 16 bambini sotto i 12 anni. Bambini che, pressati dai professionisti che dovrebbero tutelarli, inventano storie cupe di violenza e massacri perpetrati in un piccolissimo cimitero di provincia, storie horror che non avrebbero retto neanche se inserite in un film di quart'ordine ma che costituiscono l'ossatura su cui si incardina una serie di processi. A causa delle fantasiose accuse dei bambini, diversi adulti scontano pene di 9-10 anni, qualcuno si suicida per la disperazione, altri muoiono di dolore, qualcuno ripara all'estero. Eppure ancora nei mesi scorsi - nel 2021 - un tribunale della Repubblica ha respinto la richiesta di riapertura del caso. Ancora nell'Italia del 2000, le famiglie povere sono oggetto di pregiudizi e condanne preventive. Un plauso a Pablo Trincia per la sobrietà con cui ha trattato un tema tanto delicato. Aspettiamo che qualcuno risarcisca queste famiglie per il dolore inflitto ingiustamente.
Lucrezia (01/11/2021) - Voto: 5/5
Inchiesta scritta da Pablo Trincia tratta dal medesimo podcast. La storia delle famiglie a cui vengono strappati via i figli fa sentire impotenti e frustrati per l'ingiustizia subita. Il lavaggio del cervello subito dai minori è straziante e il dolore delle famiglie che hanno lottato per venti anni per riprenderseli è ancor più drammatico. La scrittura è diretta e segue passo passo i momenti delle famiglie coinvolte, attraverso le loro interviste e testimonianze. Alla fine si chiude con anche le testimonianze dei bambini ormai cresciuti, le storie dal loro punto di vista. Alcuni credono ancora a ciò che avevano detto nelle sedute dei servizi sociali tanto è stato il trauma. Lo consiglio davvero!
roby (14/07/2021) - Voto: 5/5
Documento coinvolgente che lascia l'amaro in bocca per la tragedia narrata. Complimenti a Pablo Trincia per la perseveranza e la professionalità con cui ha portato avanti la sua personale indagine
cecilia (19/06/2021) - Voto: 4/5
Nel risvolto di copertina si legge " Nota: niente di quello che è scritto in questo libro è stato in alcun modo romanzato dall'autore." Evviva! esattamente quello che io chiedo a una cronaca giudiziaria, a una inchiesta giornalistica, a un qualsiasi reportage. Questa affermazione trova la sua perfetta combinazione nello stile con cui è stata tratteggiata questa storia, permettendo una lettura coinvolgente pagina dopo pagina, senza svolazzamenti romanzeschi, in un' equilibrio mirabile tra fatti, svolgimenti e considerazioni.
silvana (21/03/2021) - Voto: 5/5
Allucinante, sconvolgente; non è fiction è realtà dove i veri mostri non sono le famiglie fragili, disadattate, povere da cui provengono questi poveri bambini, ma tutti coloro che avrebbero dovuto aiutarli, comprese le famiglie affidatarie. Penso che se ne dovrebbe parlare ancora e ancora perché questa vicenda ha distrutto esseri umani . Grazie al coraggioso autore che ha scavato a fondo in una vicenda così traumatica. Questo è vero giornalismo.
Olivia (25/09/2020) - Voto: 5/5
Forse l’unico libro che mi abbia fatto piangere per la rabbia. Mi ha toccato particolarmente dal momento che io stessa vivo in uno dei paesi nominati all’interno di questo racconto di cronaca. Molto cose non le sapevo, sono rimasta profondamente scioccata. Ne consiglio comunque la lettura perché è scritto molto bene
milu' (08/09/2020) - Voto: 5/5
Se fossimo a teatro, questo sarebbe uno spettacolo seppur drammatico intitolato"il paese dei bambini perduti", ma purtroppo è la storia vera, i cui attori sono sedici bambini sottratti, le loro famiglie, le assistenti sociali, i giornalisti Paolo Trincia e Alessia. La vicenda avviene alla fine degli anni 90 nella bassa modenese. Leggendolo sono rimasta scioccata e sgomenta, questa è una storia toccante dove ognuno va alla ricerca della propria Verità. C'è quella dei bambini che raccontano storie dell'orrore, di abusi, violenze, una rete di Mostri sterminata... Quella delle assistenti sociali che hanno la Presunzione psicologica di indiscutibile Verità. Quella dei genitori che hanno visto l'allontanamento in modo drammatico dei propri figli. Quel che resta è la Verità scomoda, ostica e immanipolabile. Questa è la storia di chi non si stanca mai di ricercare la Verità.
Sele18 (08/09/2020) - Voto: 5/5
Tra il 1997 e il 1998, dopo la risonanza mediatica del caso del “ mostro di Marcinelle “e dopo l’entrata in vigore della nuova legge contro la pedofilia, le tranquille e brumose campagne della Bassa Padana sono sconvolte da una raccapricciante vicenda di pedofilia e satanismo. In seguito ai disagi manifestati da Dario - bimbo di sei anni dinoccolato, stralunato e sempre con la testa fra le nuvole, nato e cresciuto in una famiglia con forti problemi economici e in un contesto di “deprivazione culturale”, allontanato dal proprio nucleo di origine dai servizi sociali e dopo tre anni trascorsi in una comunità gestita da Suore, affidato ad una nuova famiglia - parte un indagine per pedofilia che si allarga a macchia d’olio. Una vera e propria caccia alle streghe che coinvolgerà un noto prete della zona e numerose famiglie i cui figli saranno allontanati su ordine delle autorità giudiziarie. Tutto parte da una semplice frase “ SCHERZI SOTTO LE COPERTE”. Una frase che ai più non direbbe nulla. Potrebbe semplicemente alludere a quelle coccole che normalmente i genitori elargiscono sul lettone ai propri figli senza implicare alcunché di morboso o perverso. Eppure alla giovane e zelante psicologa della Ausl che da poco aveva concluso un corso sui minori abusati, basterà questa frase per far partire una lunga e complessa indagine che coinvolgerà anche altri minori della zona e che porterà a tutta una serie di processi che si concluderanno con risultati inspiegabilmente altalenanti. Dario racconterà anche di riti satanici compiuti di notte nei cimiteri, di riesumazioni e di uccisioni sacrificali di animali e bambini. Gli altri minori confermeranno i suoi racconti, ma nessun adulto testimonierà mai sulla veridicità di questi avvenimenti ne’ si troveranno prove fisiche a suffragio degli stessi. Un libro che lascia sgomenti, preciso, ben scritto, puntuale, che analizza la vicenda sia dal punto di vista degli accusati che dal punto di vista delle presunte vittime. Ottimo!
Berenice (08/09/2020) - Voto: 4/5
Cos'è il veleno di cui sono imbevute le storie raccolte in questa inchiesta? Cosa colpisce così tanto di questo saggio, dal cuore nero come le ombre avvolgono la foto di copertina? Sono modenese, e sono psicologa: ho quindi letto il libro di Trincia con una sorta di interesse tra il tecnico-sociologico e le immagini chiare di chi conosce la Pianura Emilana e quel suo "chiedere alla nebbia" di cui parla Claudio Parmiggiani: "Quelle ombre sono un simbolo, spiriti fluttuanti che hanno assunto nella mente l’immutabile aspetto dell’anima. Ombre così lontane da trasmutarsi in tutto e in nulla". Altro non ha fatto Pablo Trincia, nel corso degli anni, che cercare di dare un senso e un’immagine a quel nulla, di cercare di dare una "forma al veleno", che, come è nella natura dei liquidi, ha avvolto tragicamemte bambini, famiglie (naturali ed affidtarie), servizi per l'infanzia... Sì, perchè questo libro è anche un libro ossimorico, sull'innocenza colpevole: "Niveo denticulo atrum venenum ispirat" dicevano i latini.
FranLem (08/09/2020) - Voto: 5/5
Ripercorrendo la cronaca di una vicenda drammatica e dolorosa, ormai quasi dimenticata dai più, l’autore ci consegna un libro dolorosamente denso, in cui, grazie ad un’indagine durata anni e attraverso una scrittura serrata ed incalzante, viene puntualmente ridisegnata una nuova fisionomia dei fatti. Trincia riesce cosi a scardinare verità che si ritenevano consolidate, scuotendo dal torpore coscienze sopite, riabilitando genitori condannati e probabilmente innocenti, ricucendo, in alcuni casi, ferite familiari ancora non rimarginate e riaprendo vicende giudiziarie ormai chiuse. Il risultato è un libro capace di creare quasi un senso di vertigine, a tal punto che il lettore può trovarsi smarrito e perdere coscienza di cosa sia e dove si collochi esattamente la verità. È quella dei bambini che raccontano la loro storia di abusi e violenze? È quella dei professionisti che la ricercano ad ogni costo, sentendosi di essa i depositari? O è quella dei tanti genitori che, in questa vicenda, hanno visto recidere, talora in modo drammatico, il legame con i propri figli? Eppure, in una vicenda torbida come quella raccontataci, il dono più prezioso che ci viene offerto dal libro sta nel farci capire quanto sia importante dare voce al giornalismo di inchiesta, spesso relegato ad un ruolo secondario, giudicato dai più dispendioso e scomodo. Ma che è, invece, un giornalismo coraggioso, perché costretto a muoversi su terreni spesso insidiosi. Di qualità, perché richiede tempi di analisi. Nobile, perché mosso da un’instancabile ricerca della verità. È un dono inestimabile, che ci ricorda, in fondo, che il successo di un libro non debba misurarsi sul solo profitto, ma sulla qualità del lavoro e sulla capacità di risvegliare, in ciascuno di noi, uno spirito critico, che si interroghi di continuo, vagli incessantemente tutte le ipotesi, rifugga tutto ciò che è dato per scontato e rimanga, per quanto possibile, libero e non condizionato.
EmanuelaB (07/09/2020) - Voto: 5/5
Il libro di Pablo Trincia ricostruisce una delle vicende più controverse della storia giudiziaria italiana attraverso testimonianze, video e pagine dei fascicoli dei processi. Lo stile asciutto e l'impianto narrativo, caratterizzato dal susseguirsi di vari piani temporali, costituiscono la cifra stilistica del libro che, assumendo i contorni dell’inchiesta, affronta un tema molto delicato.
GiuliaD (07/09/2020) - Voto: 4/5
Si può raccontare la storia vera di una storia senza verità? Pablo Trincia ci è riuscito. Veleno racconta lo scandalo della Bassa Modenese che, negli anni Novanta, ha sottratto decine di bambini alle proprie famiglie. Il motivo? La presunta appartenenza dei genitori a una setta di pedofili satanisti. Trincia, con la collega giornalista Alessia Rafanelli, ha condotto un’inchiesta sulla vicenda, diventata prima un podcast e poi un libro. Ma Veleno è molto più di un libro in cui nulla è stato romanzato; è il racconto di infanzie interrotte e famiglie mutilate, di vite cancellate da una spirale di menzogne non si sa quanto consapevoli. Ma è anche una storia di professionisti che, nella foga di trovare risposte, hanno dimenticato di cercare le domande giuste. Trincia non accusa nessuno. Trincia racconta, creando nel lettore smarrimento prima, dolore e indignazione poi. Riporta in modo crudo e dolente una vicenda torbida, in cui la verità non sembra un punto d’arrivo ma un punto di partenza; in cui gli assiomi sono troppi e le ipotesi troppo poche. L’autore dà spazio a lettere scritte dai genitori ai figli lontani, piene di errori di ortografia, di rassicurazioni e di promesse mai mantenute; piene di paura e, al contempo, di tentativi vani di celarla. Le pagine di Veleno provano a rinsaldare famiglie smembrate per sempre, e a rendere un tributo a chi per questa storia si è tolto la vita. Al centro di tutto restano loro, i bambini sradicati oggi adulti ammaccati; gli unici testimoni di un massacro avvenuto solo in menti troppo giovani, ancora troppo plasmabili. In questa tragedia Trincia si immerge fino in fondo, a costo di uscirne ammaccato anche lui. La sua voce di padre, pregna della storia e dei suoi protagonisti, intensifica la potenza del libro; e quando si arriva all’ultima pagina, si vorrebbe tanto che la storia fosse stata romanzata. Per riuscire, forse, a soffrirne un po’ meno.
Giodemu (07/09/2020) - Voto: 4/5
All’apparenza, la vicenda narrata presentava tutti i caratteri del classico “caso” da dare in pasto all’opinione pubblica assetata di vendetta e di giustizia sommaria, seppure in epoca pre-social. Una vicenda terribile, a base di pedofilia e violenze (morali e fisiche) assortite, con spruzzate di satanismo e necrofilia. Mirandola e Massa Finalese, piccoli centri della Bassa modenese, tra il 1997 e il 1998 furono teatro dell’allontanamento di ben 16 minori dalle proprie famiglie perché era emersa una serie di violenze a cui venivano sottoposti da parte di una banda di pervertiti mascherata da setta satanica e composta in buona parte da genitori e parenti delle vittime, con la partecipazione di alcuni sacerdoti. Una storia raccontata da Trincia con grande equilibrio, dribblando i rischi del voyeurismo morboso e della retorica consolatoria. Però, a un certo punto, la narrazione effettua una vera e propria inversione a U, ripercorrendo i capitoli della storia sotto una nuova luce, arrivando a una sorprendente versione dei fatti, non meno agghiacciante della precedente. Superficialità, leggerezza, cinismo, con il corollario inevitabile di rilevanti interessi economici: tutto ciò emerge con chiarezza dall’analisi accurata dell’operato di forze dell’ordine e magistrati e, soprattutto, delle consulenze tecniche di medici e psicologi. Una serie di confessioni indotte, atte a confermare tesi precostituite. I bambini, se sottoposti a simili pressioni, sono capaci di mentire e purtroppo il contagio della menzogna si estende come un veleno, appunto. Pablo Trincia, con la collaborazione di Alessia Rafanelli, rinnova la grande tradizione del “giornalismo letterario”, e con una scrittura limpida e scevra da facili effetti speciali, ma tenendo sempre ben presente i dilemmi etici di cui storie come questa sono disseminate, squaderna una serie di lati oscuri della natura umana (e cioè di tutti noi) inoculando nei nostri pensieri dubbi e riflessioni, come la vera letteratura deve fare.
Agnese (04/09/2020) - Voto: 5/5
Osserviamo quella piccola goccia corrompere e infine distruggere: una goccia di veleno. Poche frasi di un bambino, alcuni comportamenti ritenuti strani ed ecco delinearsi una storia nerissima fatta di accuse di pedofilia, riti satanici notturni ed anche uccisioni. Quasi irreale; eppure tra il 1997 e il 1998 in due paesi della Bassa Modenese questa tragica vicenda ha devastato intere famiglie. Nessuno poteva ritenersi al sicuro, né familiari né conoscenti, mentre il numero dei bambini coinvolti cresceva e cresceva. Domande e sospetti e dubbi, gli stessi che abbiamo noi oggi. Cerchiamo quindi di capire chi ha davvero versato la prima goccia di veleno, lasciandoci guidare nell'indagine dal giornalista Pablo Trincia che è coraggiosamente sprofondato nell'orrore e nel dolore di questo caso giudiziario italiano.