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Veleno. Una storia vera
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milu'
(08/09/2020) -
Voto: 5/5
Se fossimo a teatro, questo sarebbe uno spettacolo seppur drammatico intitolato"il paese dei bambini perduti", ma purtroppo è la storia vera, i cui attori sono sedici bambini sottratti, le loro famiglie, le assistenti sociali, i giornalisti Paolo Trincia e Alessia. La vicenda avviene alla fine degli anni 90 nella bassa modenese. Leggendolo sono rimasta scioccata e sgomenta, questa è una storia toccante dove ognuno va alla ricerca della propria Verità. C'è quella dei bambini che raccontano storie dell'orrore, di abusi, violenze, una rete di Mostri sterminata... Quella delle assistenti sociali che hanno la Presunzione psicologica di indiscutibile Verità. Quella dei genitori che hanno visto l'allontanamento in modo drammatico dei propri figli. Quel che resta è la Verità scomoda, ostica e immanipolabile. Questa è la storia di chi non si stanca mai di ricercare la Verità.
Sele18
(08/09/2020) -
Voto: 5/5
Tra il 1997 e il 1998, dopo la risonanza mediatica del caso del “ mostro di Marcinelle “e dopo l’entrata in vigore della nuova legge contro la pedofilia, le tranquille e brumose campagne della Bassa Padana sono sconvolte da una raccapricciante vicenda di pedofilia e satanismo. In seguito ai disagi manifestati da Dario - bimbo di sei anni dinoccolato, stralunato e sempre con la testa fra le nuvole, nato e cresciuto in una famiglia con forti problemi economici e in un contesto di “deprivazione culturale”, allontanato dal proprio nucleo di origine dai servizi sociali e dopo tre anni trascorsi in una comunità gestita da Suore, affidato ad una nuova famiglia - parte un indagine per pedofilia che si allarga a macchia d’olio. Una vera e propria caccia alle streghe che coinvolgerà un noto prete della zona e numerose famiglie i cui figli saranno allontanati su ordine delle autorità giudiziarie. Tutto parte da una semplice frase “ SCHERZI SOTTO LE COPERTE”. Una frase che ai più non direbbe nulla. Potrebbe semplicemente alludere a quelle coccole che normalmente i genitori elargiscono sul lettone ai propri figli senza implicare alcunché di morboso o perverso. Eppure alla giovane e zelante psicologa della Ausl che da poco aveva concluso un corso sui minori abusati, basterà questa frase per far partire una lunga e complessa indagine che coinvolgerà anche altri minori della zona e che porterà a tutta una serie di processi che si concluderanno con risultati inspiegabilmente altalenanti. Dario racconterà anche di riti satanici compiuti di notte nei cimiteri, di riesumazioni e di uccisioni sacrificali di animali e bambini. Gli altri minori confermeranno i suoi racconti, ma nessun adulto testimonierà mai sulla veridicità di questi avvenimenti ne’ si troveranno prove fisiche a suffragio degli stessi. Un libro che lascia sgomenti, preciso, ben scritto, puntuale, che analizza la vicenda sia dal punto di vista degli accusati che dal punto di vista delle presunte vittime. Ottimo!
Berenice
(08/09/2020) -
Voto: 4/5
Cos'è il veleno di cui sono imbevute le storie raccolte in questa inchiesta? Cosa colpisce così tanto di questo saggio, dal cuore nero come le ombre avvolgono la foto di copertina? Sono modenese, e sono psicologa: ho quindi letto il libro di Trincia con una sorta di interesse tra il tecnico-sociologico e le immagini chiare di chi conosce la Pianura Emilana e quel suo "chiedere alla nebbia" di cui parla Claudio Parmiggiani: "Quelle ombre sono un simbolo, spiriti fluttuanti che hanno assunto nella mente l’immutabile aspetto dell’anima. Ombre così lontane da trasmutarsi in tutto e in nulla". Altro non ha fatto Pablo Trincia, nel corso degli anni, che cercare di dare un senso e un’immagine a quel nulla, di cercare di dare una "forma al veleno", che, come è nella natura dei liquidi, ha avvolto tragicamemte bambini, famiglie (naturali ed affidtarie), servizi per l'infanzia... Sì, perchè questo libro è anche un libro ossimorico, sull'innocenza colpevole: "Niveo denticulo atrum venenum ispirat" dicevano i latini.
FranLem
(08/09/2020) -
Voto: 5/5
Ripercorrendo la cronaca di una vicenda drammatica e dolorosa, ormai quasi dimenticata dai più, l’autore ci consegna un libro dolorosamente denso, in cui, grazie ad un’indagine durata anni e attraverso una scrittura serrata ed incalzante, viene puntualmente ridisegnata una nuova fisionomia dei fatti. Trincia riesce cosi a scardinare verità che si ritenevano consolidate, scuotendo dal torpore coscienze sopite, riabilitando genitori condannati e probabilmente innocenti, ricucendo, in alcuni casi, ferite familiari ancora non rimarginate e riaprendo vicende giudiziarie ormai chiuse. Il risultato è un libro capace di creare quasi un senso di vertigine, a tal punto che il lettore può trovarsi smarrito e perdere coscienza di cosa sia e dove si collochi esattamente la verità. È quella dei bambini che raccontano la loro storia di abusi e violenze? È quella dei professionisti che la ricercano ad ogni costo, sentendosi di essa i depositari? O è quella dei tanti genitori che, in questa vicenda, hanno visto recidere, talora in modo drammatico, il legame con i propri figli? Eppure, in una vicenda torbida come quella raccontataci, il dono più prezioso che ci viene offerto dal libro sta nel farci capire quanto sia importante dare voce al giornalismo di inchiesta, spesso relegato ad un ruolo secondario, giudicato dai più dispendioso e scomodo. Ma che è, invece, un giornalismo coraggioso, perché costretto a muoversi su terreni spesso insidiosi. Di qualità, perché richiede tempi di analisi. Nobile, perché mosso da un’instancabile ricerca della verità. È un dono inestimabile, che ci ricorda, in fondo, che il successo di un libro non debba misurarsi sul solo profitto, ma sulla qualità del lavoro e sulla capacità di risvegliare, in ciascuno di noi, uno spirito critico, che si interroghi di continuo, vagli incessantemente tutte le ipotesi, rifugga tutto ciò che è dato per scontato e rimanga, per quanto possibile, libero e non condizionato.
EmanuelaB
(07/09/2020) -
Voto: 5/5
Il libro di Pablo Trincia ricostruisce una delle vicende più controverse della storia giudiziaria italiana attraverso testimonianze, video e pagine dei fascicoli dei processi. Lo stile asciutto e l'impianto narrativo, caratterizzato dal susseguirsi di vari piani temporali, costituiscono la cifra stilistica del libro che, assumendo i contorni dell’inchiesta, affronta un tema molto delicato.
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