La distribuzione della comunione sulla mano. Profili storici, giuridici e pastorali

B.B. (09/04/2023) - Voto: 5/5
Santa Pasqua, Risurrezione del Signore. Sono appena tornato a casa dalla Santa Messa e sono sconcertato e sconfortato. Ho visto un diacono, seduto su una sedia, sbadigliare e sonnecchiare con gli occhi chiusi per tutta la cerimonia; un sacerdote che non si è mai inginocchiato, né al momento della consacrazione né davanti al tabernacolo. Per non parlare dell'omelia, che sembrava una seduta di psicanalisi tutta concentrata "sull'autostima", "l'orgoglio positivo" e la "cura dell'aspetto esteriore" che ogni uomo dovrebbe avere per alimentare la prima. Mi chiedo: tutto questo, cosa c'entra con la Pasqua? Per non parlare dell'apatia e della noia di tutta "l'assemblea" che assisteva in modo totalmente non curante di nulla: ho visto persino bambini con i giocattoli portati da casa per intrattenerli. La cosa più grave in assoluto è la sconsiderata non curanza, sia del sacerdote sia dei fedeli, al momento della distribuzione dell'Eucarestia: una sola persona l'ha ricevuta in bocca. Ho visto persino una ragazzina che si è portata appresso l'ostia consacrata, ridendo, fino al proprio banco, stringendola in un pugno chiuso. Ho subito ricordato questo libro di valore inestimabile, scritto da un sacerdote che desidero ringraziare pubblicamente, ed ho trovato la motivazione per fare questa recensione. Da laico, sono profondamente convinto che la crisi "NELLA" - e non, come spesso sentiamo dire, "DELLA" - Chiesa Cattolica Romana sia innanzitutto una crisi di Fede di molti suoi sacerdoti. E' una crisi DEL sacerdozio quella che è ormai sotto gli occhi di tutti: molti di essi, infatti, non credono più nel sacrificio eucaristico e nella transustanziazione e celebrano un semplice memoriale protestante e non un sacramento. Ogni crepa nell'edificio della Chiesa può divenire una voragine e questo libro riporta l'esempio più eclatante: la distribuzione della Comunione sulla mano. Questa, che è nata come una nefasta eccezione, è ormai divenuta, ahimè, la regola.