Paradiso e inferno

Cristian (27/08/2023) - Voto: 5/5
Un libro intenso, una storia di amicizia sospesa tra la vita e la morte con il mare e l'Islanda a fare da cornice, una cornice però tutt'altro che secondaria. Per chi ha avuto la fortuna di andare in quel paese meraviglioso dove la natura è estrema e mette a dura prova la vita di noi poveri esseri umani, valga una citazione per tutte: "Da qualche anno a quella parte aveva preso l'abitudine di partire per lunghi viaggi, spesso all'estero, del resto non c'è niente da vedere in Islanda se non le montagne, le cascate, i poggi erbosi e questa luce capace di entrarti dentro e di trasformarti in un poeta". Da leggere assolutamente.
Fra-L (17/08/2023) - Voto: 5/5
Jón Kalman Stefánsson comincia questa trilogia con pennellate forti e decise nella tela dei sentimenti, sempre in grado di mettere a nudo il cuore con emozioni genuine che sconvolgono per la loro intensità e soprattutto veridicità. I suoi libri parlano di donne e uomini che lottano per sopravvivere, cercando di amare quanto più possibile, di afferrare la vita in luoghi aspri e sperduti dove ogni attimo di felicità è troppo prezioso per lasciarselo sfuggire. Il protagonista è Il ragazzo che a seguito di un grande dolore inizia un viaggio per cercare di scoprire con tutte le sue forze cosa fare di se stesso, quale sarà lo scopo della sua esistenza.
taty (28/07/2023) - Voto: 1/5
per me un grandissimo no. Illeggibile
RICCARDO (10/01/2023) - Voto: 2/5
Probabilmente se fossi andato avanti, avrei pensato che lo sforzo fatto era stato ripagato. Ma per me leggere non è sforzo. Ho resistito per cento pagine. In una recensione precedente ho letto "periodare legnoso": concetto azzeccato. Aggiungo che ho trovato lo stile ripetitivo, troppo specchiato nella indubbia bravura di Stefansson.
Edgardo (28/01/2022) - Voto: 5/5
Quando si vive ai confini del mondo i ritmi della vita sono dettati dai capricci della natura. In un tempo imprecisato, in un villaggio di pescatori sulla costa dell' Islanda, si vive un'esistenza semplice, il mare e la pesca del merluzzo come unica fonte di sostentamento. Per sopravvivere bisogna fare i conti con una natura ostile, la cui presenza opprimente si avverte in ogni pagina, il freddo, la neve, le tempeste di vento che gonfiano il mare, le onde che risucchiano nel buio dei fondali temerari pescatori. In condizioni così estreme, il confine fra la vita e la morte può essere molto labile, una cerata dimenticata è la condanna a morte di Barour che, prima di salpare per una battuta di pesca, dimentica di portarla con sé per rileggere i versi del suo poema preferito. La tempesta che lo sorprende in mare aperto non gli lascia scampo gettando nella disperazione il suo più caro amico, 'il ragazzo', che nulla può fare per salvarlo. La lotta impari contro la natura infuriata su una barca di pochi metri è descritta in pagine epiche in cui si rivivono gli affanni del povero equipaggio. Il mare come una livella, in cui 'sono tutti uguali, le carogne e i giusti, i colossi e i mingherlini, i felici e gli afflitti'. Ci si interroga sui grandi temi della vita e della morte, sulla ricerca di uno scopo, sul valore dell'amicizia e, su tutte, la forza delle parole che possono essere palle di cannone o corde di violino. Il 'ragazzo' decide di restituire il libro dell'amico scomparso al vecchio capitano cieco che glielo aveva prestato. Intraprende un lungo viaggio per raggiungere il villaggio in cui vive deciso poi a farla finita, non riuscendo a domare il dolore di quella morte. Ma incontra due donne che si prendono cura di lui, lo accudiscono e, a poco a poco, lo fanno desistere dalle sue intenzioni suicide. Bellissime le pagine in cui prendono la parola i morti, 'l'inferno è essere morti e rendersi conto che non hai avuto cura della vita quando ne avevi la possibilità'.