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Io non mi chiamo Miriam
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Manuela
(16/06/2024) -
Voto: 5/5
Romanzo struggente: ci rivela una realtà che non viene mai sviscerata abbastanza.... Personaggi reali , vividi , multisfaccettati.
Erika
(09/05/2024) -
Voto: 5/5
Durante la seconda guerra mondiale non furono deportati soltanto gli ebrei, ma anche gli zingari. Rinchiusi in campi di concentramento e disprezzati anche dagli altri prigionieri furono sterminati e i loro bambini sottoposti ad esperimenti pseudoscientifici dal dottor Menghele ad Auschwitz. Il libro racconta la sofferenza patita da questa etnia, spesso dimenticata persino in sede risarcitoria (la Germania risarcí infatti le famiglie ebree, ma non i rom) attraverso la vicenda di Malika, una ragazzina di quindici anni deportata prima ad Auschwitz insieme alla cugina e al fratellino (vittima di esperimenti da parte di Menghele) e poi trasferita a Ravensbrück. A seguito di un trasferimento in treno il vestito della ragazza si strappa e allora lei decide di impossessarsi di quello di una ragazza ebrea deceduta durante il viaggio: Miriam. A partire da quel momento Malika diventa Miariam e nasconde le sue origini (senza mai dimenticarle) non solo nel campo di sterminio, ma anche per il resto della sua vita, trascorsa in una ridente cittadina svedese. Proprio in occasione del suo ottantacinquesimo compleanno decide finalmente di raccontare il suo inconfessato e inconfessabile segreto alla nipote. Una storia dolorosamente avvincente rappresentata da una penna a dir poco efficace. Consigliatissimo.
Gloglo79
(05/02/2024) -
Voto: 5/5
Un libro davvero tosto da leggere.Necessario soprattutto per i più giovani e dolorosissimo per i più adulti.In particolare la parte in cui Miriam parla di Didi è quasi inaffrontabile. Eppure, seppur sia narrativa, sono avvenimenti realmente accadute.E il bestiale medico realmente esistito ( e aimé mai catturato,morto tranquillamente in america latina ). Come esistito è l' olocausto dei Rom. Un tema meno affrontato di quello ebraico e quindi ancor più necessario da diffondere.Un testo che va proposto nelle scuole. Malika/Miriam non si dimentica.
ormos
(14/05/2023) -
Voto: 4/5
Siamo abituati a considerare le orribili vicende dei campi di concentramento e di sterminio come una questione riservata agli ebrei, invece con questo romanzo la Axelsson apre uno spiraglio sulla popolazione rom, a cui toccò una sorte non dissimile ad Auschwitz e Ravensbruck. Malika è dunque una rom, una zingara, che si aggrappa con tutte le sue forze all'istinto di sopravvivenza, anche se questo significa assumere l'identità di una persona morta e identificarsi in tutto e per tutto con lei, passando per ebrea nel volgere di pochi attimi. Malika diventa così Miriam, e per lei la morte certa diventa possibilità di vita, anche se il costo da pagare sarà far calare l'oblio sulla storia della sua giovinezza. Ma i ricordi non si possono cancellare, e quegli incubi che talvolta turbano il sonno di una ormai anziana Miriam riaffiorano pian piano anche nelle sue parole e infine prorompono in una passeggiata-confessione con la nipote Camilla. Ecco allora rivelarsi la straordinaria determinazione e solidarietà di alcune donne, che pur nelle condizioni estreme al limite della sopportazione riescono ad aiutarsi e a sopravvivere. Il destino non sarà clemente con ognuna di loro, ma Miriam riuscirà a trovare la luce in fondo al tunnel, una luce che per lei è la Svezia.
Ghebbo99
(29/04/2023) -
Voto: 5/5
562 pagine del puro dolore provato da una piccola ragazza rom all'interno dei campi di concentramento e non solo. Un racconto autentico e dettagliato di cosa sono stati in grado di fare gli umani durante la seconda seconda guerra mondiale
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