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Io non mi chiamo Miriam
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ElenaB.
(01/03/2020) -
Voto: 5/5
Un capolavoro imperdibile. La letteratura scandinava, e la meravigliosa casa editrice Iperborea, riservano sempre soprendenti perle come questo romanzo. Assolutamente consigliato.
Da leggere
(25/09/2019) -
Voto: 5/5
Questo è uno di quei romanzi che tutti dovrebbero leggere, tutti dovrebbero avere la consapevolezza di ciò che viene raccontato tra queste pagine. Ho amato questo libro fin dalle prime righe perché è prima di tutto una testimonianza, la testimonianza del dolore che milioni di persone hanno dovuto vivere e affrontare durante la seconda guerra mondiale. Miriam è la nostra protagonista, ma in realtà questo non è il suo nome reale. Anziana e con più anni alle spalle che di fronte, durante i festeggiamenti del suo ennesimo compleanno, Miriam non riesce più a celare la sua vera identità, nonostante siano passati decenni. Costretta a fingersi chi non era, Miriam è in realtà una rom. Troppi pregiudizi che l’hanno fatta soffrire, la portano a celare di essere una rom e quindi per una vita intera decide di essere chi in realtà non è, anche una volta uscita dal campo di prigionia. Un libro forte, duro, che si legge pagina dopo pagina senza fretta, entrando nella storia e vivendo il dolore della protagonista. Una testimonianza che tutti dovrebbero leggere. Non è un libro che si può leggere a cuor leggero, è un libro che inoltre ha le sue tempistiche per essere letto, non di certo con velocità, ma capendo parola per parola.
Francesca
(25/09/2019) -
Voto: 5/5
Un romanzo che ripercorre una parte poco conosciuta della storia europea, quella dello sterminio degli zingari nella Germania nazista e in particolare dei terribili esperimenti medici sui bambini rom. La protagonista, che ha rinunciato al proprio nome per poter ricominciare una nuova vita, ripercorre la propria esperienza nei campi, l’arrivo in Svezia e la sua nuova vita, nel tentativo di recuperare, almeno alla fine della propria esistenza, un’iden Negata per sopravvivere.
Gerardina
(19/09/2019) -
Voto: 5/5
Ancora un aspetto poco conosciuto dell'orrore dei campi di concentramento nazisti. Il lavoro di ricerca e documentazione dell'autrice ha dato vita a uno dei romanzi più belli degli ultimi anni.
Patrizia
(17/07/2019) -
Voto: 5/5
Un libro da possedere per poterlo leggere e rileggere. Uno dei pochi romanzi sulla deportazione nazista non da testimonianza diretta ma altrettanto efficace e toccante. Si intuisce l'esperienza giornalistica della scrittrice e la sua completa padronanza delle emozioni, unita anche ad uno studio approfondito delle realtà storiche e delle drammatiche conseguenze dell'ultimo conflitto mondiale; con in più il pregio di portare alla luce aspetti poco conosciuti della persecuzione razziale e realtà ancora più drammatiche di quella vissuta dagli ebrei. Il racconto, affidato in prima persona ad una ragazza rom sopravvissuta ai lager, sottolinea non solo le atrocità dei campi di concentramento, ma anche e soprattutto il tormento di tenere celata per oltre sessant'anni una verità che altrimenti l'avrebbe condannata ad una vita da reietta. Veramente un plauso ad un'opera sensibile e coinvolgente.
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