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Io non mi chiamo Miriam
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Sara
(11/03/2019) -
Voto: 5/5
Questo è uno di quei romanzi che tutti dovrebbero leggere, tutti dovrebbero avere la consapevolezza di ciò che viene raccontato tra queste pagine. Ho amato questo libro fin dalle prime righe perché è prima di tutto una testimonianza, la testimonianza del dolore che milioni di persone hanno dovuto vivere e affrontare durante la seconda guerra mondiale. Miriam è la nostra protagonista, ma in realtà questo non è il suo nome reale. Anziana e con più anni alle spalle che di fronte, durante i festeggiamenti del suo ennesimo compleanno, Miriam non riesce più a celare la sua vera identità, nonostante siano passati decenni. Costretta a fingersi chi non era, Miriam è in realtà una rom. Troppi pregiudizi che l’hanno fatta soffrire, la portano a celare di essere una rom e quindi per una vita intera decide di essere chi in realtà non è, anche una volta uscita dal campo di prigionia. Un libro forte, duro, che si legge pagina dopo pagina senza fretta, entrando nella storia e vivendo il dolore della protagonista. Una testimonianza che tutti dovrebbero leggere. Non è un libro che si può leggere a cuor leggero, è un libro che inoltre ha le sue tempistiche per essere letto, non di certo con velocità, ma capendo parola per parola.
Donatella
(10/03/2019) -
Voto: 5/5
Lettura impegnativa ma estremamente interessante. Dalle pagine del libro si respira tutta la sofferenza della protagonista che per tutta una vita ha finto di essere una persona che non è. Il libro racconta la storia di una signora di origine zingare che durante la seconda guerra mondiale finge di essere ebrea. Questo a prima vista può sembrare un paradosso ma durante la lettura si scopre il perché di un gesto che può sembrare folle. Le descrizioni degli ambienti e delle situazioni che si vengono a cerare all’interno del campo di concentramento sono molto dettagliate, quasi come se fosse un romanzo storico, ma mai pesanti. Non fatevi spaventare dall’argomento, la lettura è molto piacevole e scorrevole, consigliato!
Bice
(08/03/2019) -
Voto: 4/5
Preciso nelle parti storiche, sconvolgente nel parlare della vita nei lager, ma specialmente molto esaustivo sul perchè il non voler ricordare era l'unico modo per sopravvivere; è questo il grande senso del libro, non tanto perchè Miriam nasconde di essere Rom, ma perchè non si può ricordare l'inferno e rimanere vivi. Quasi nessuno di chi è tornato dal lager o semplicemente dalla guerra, ne ha parlato, se non per sommi capi.
Bibliofila
(25/01/2019) -
Voto: 5/5
Assolutamente favoloso. La storia è quella poco conosciuta dei rom e del loro trattamento da parte dei nazisti durante la seconda guerra mondiale, e di come questo odio sia proseguito anche dopo la fine della guerra. Il tutto trattato con una bravura e una precisione disarmanti. Da menzionare anche la brillante traduzione di Laura Cangemi, che è sempre una garanzia. Da leggere.
Valentina
(23/09/2018) -
Voto: 5/5
Libro profondo e toccate che fa riflettere sull'olocausto. La protagonista del libro è una donna di origine zingara che durante la seconda guerra mondiale rinnega le sue origini e finge di essere ebrea. Per la prima volta un romanzo storico affronta l'argomento dell'olocausto anche dal punto di vista dei rapporti tra i detenuti evidenziando i disagi subiti non solo per opera dei maltrattamenti subiti dalle SS ma anche della lotta quotidiana che nasceva tra i prigionieri.
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