Il Cinghiale che uccise Liberty Valance

Pesce Luna (03/05/2021) - Voto: 3/5
Un libro molto particolare, di non facile approccio per chi cerca una lettura veloce e scorrevole. Qui ci si sofferma, come seguendo un pendio appenninico, ci si graffia, si sta in ascolto. Addirittura si può imparare a capire cosa dicono i cinghiali o cosa percepiscono. Tanti personaggi confinati in un paesino che si sta spopolando, in cui i pochi giovani si siedono a fumare e parlare sotto gli alberi o filosofeggiano davanti a film, in particolare western, dove soprattutto ci si racconta. Un paesino ibrido sospeso fra passato e presente, così come Apperbohr, il cinghiale senziente, sta fra la bestialità del branco in cui non si riconosce più e i sentimenti umani non del tutto compresi.
ztl (02/02/2020) - Voto: 5/5
Una narratore fantastico, Meacci. Nulla da dire se non leggete questo libro e mi darete ragione.
Tamara (08/03/2019) - Voto: 3/5
La scrittura ricca, arzigogolata e arabescata di Meacci non mette del tutto a proprio agio il lettore, a meno che non ci si sia già fatti le ossa con Celine, Gadda, Joyce Miller, Durrell, Arbasino, Manganelli, Amis, Wallace, Pynchon e compagnia bella, insomma la 'crème' dei clowns-funamboli della parola nella letteratura del secolo XX e XXI. Tra i quali Giordano Meacci può entrare con grande merito e con la fronte cinta d'alloro. Quindi il consiglio è di procedere con pazienza e determinazione fino a pagina 440 per rendersi conto d'aver letto uno dei romanzi più divertenti, intelligenti e originali degli ultimi anni. Una bella lettura.
Ursula (21/09/2018) - Voto: 4/5
Una lettura veramente molto particolare! All'inizio la scrittura ricca, arzigogolata e arabescata di Meacci non mette del tutto a proprio agio il lettore, a meno che non ci si sia già fatti le ossa con Celine, Gadda, Joyce Miller, Durrell, Arbasino, Manganelli, Amis, Wallace, Pynchon e compagnia bella, insomma la 'crème' dei clowns-funamboli della parola nella letteratura del secolo XX e XXI. Tra i quali Giordano Meacci può entrare con grande merito e con la fronte cinta d'alloro. Quindi il consiglio è di procedere con pazienza e determinazione fino a pagina 440 per rendersi conto d'aver letto uno dei romanzi più divertenti, intelligenti e originali degli ultimi anni. Inoltre si impara il cinghialese che può sempre tornare utile nella vita.
Anna (12/07/2017) - Voto: 2/5
Sono arrivata a pagina 100 e già ho voglia di mollarlo. Per quanto mi riguarda la letteratura vera non è fatta di una scrittura così appesantita e di ricerca esasperata di aggettivi, avverbi, frasi secondarie, discorsi indiretti e via dicendo, ma al contrario di periodi brevi e linguaggio lirico e limpido pur restando semplice. Questo libro è davvero pesante e illeggibile, se lo termino è solo perché mi dispiace aver speso dei soldi per un libro che non finisco, anche se non sarebbe la prima volta. Ma da tanto tempo non mi capitava un libro dalla scrittura così inutilmente densa e farraginosa, e di libri ne ho letti davvero tantissimi in vita mia. Non mi sento di consigliarlo a chi ama una letteratura lirica ma semplice.