La quarta donna

Vincenzo (29/07/2020) - Voto: 5/5
Il romanzo thriller La quarta donna, di Giampiero Bernardini, appartiene al genere “giallo” in un modo che è nel contempo sostanziale e pretestuoso. Lo è nel primo caso, perché si tratta di una storia thrilling ricca di tutti gli elementi del genere – il mistero iniziale, la rivelazione della fondatezza dei propri timori, il riconoscersi mano a mano come sempre più compromesso nel destino della vittima e delle sue colleghe, non tanto nella prospettiva della legge quanto in quella della propria coscienza, i rischi reali e le situazioni limite che sperimenta nella ricerca della verità –. Ma lo è anche e soprattutto nel secondo caso perché il fine ultimo della narrazione sembra essere quello di una denuncia dell’involuzione spirituale cui quasi tutti i protagonisti della vicenda – salvo poche eccezioni – subiscono. Inoltre l’autore sembra avere l’intenzione di comporre un quadro, certamente parziale, della complessa ricerca di un obiettivo e un’identità nella realtà attuale. Agli occhi di Bene, la giustizia che tenta di metterlo sotto accusa è essa stessa vittima di una malattia spirituale che le impedisce di guardare oltre le proprie convinzioni. Come anche la sua stessa – di Bene – incapacità di riconoscere le cose per quello che sono e chiamarle con gli autentici – e non quelli fittizi – nomi che le caratterizzano. È in questa continuità con gli umori, le opinioni, il modus cogitandi o wishful thinking del proprio presente che il protagonista riconosce il proprio fallimento. Volere una realtà diversa ma agire in direzione opposta a questa ambizione. Un testo politicamente scorretto, quindi, che non ha téma di scoperchiare tanto le ipocrisie della società italiana e occidentale della nostra epoca, quanto le impronunciabili complicità che legano i loschi Caronte dell’immigrazione clandestina agli ipocriti buonisti e faccendieri italiani che si adoperano attorno al fenomeno.