La banda Sacco

liberandoci (21/09/2017) - Voto: 5/5
Una famiglia normale, onesta, composta da lavoratori instancabili, con persone che fanno di tutto per migliorarsi e per migliorare il mondo attorno, può diventare una famiglia di latitanti dediti, secondo molti, al brigantaggio? La risposta è sì se di mezzo c'è la mafia. Andrea Camilleri, in questo "western di cose nostre", ci racconta la saga della famiglia Sacco, diventata per tutti "La banda Sacco", da cui il titolo del libro. Una storia vera di lavoratori che, per dire no alla mafia, sono costretti a scappare e a diventare capri espiatori di tutti gli omicidi del paese. Il loro coraggio libererà per un breve periodo il paesino siciliano di Raffadali dalla mafia. Ma, vuoi la campagna di depistaggio dei mafiosi, vuoi la retorica fascista, i fratelli Sacco verranno contrastati come se fossero stati briganti. Una storia da gustare, una storia italiana.
Renzo Montagnoli (15/10/2015) - Voto: 5/5
Almeno fino a oggi, non esiste un caso in cui un cittadino sia colpito dalla giustizia per la sua onestà e per il suo senso civico, tranne vhe nella vicenda dei Sacco.. Camilleri, sulla base di una corposa documentazione, ce ne parla, ci dice come sia potuto accadere che una famiglia laboriosa e rispettosa delle leggi, come quella dei Sacco, abbia avuto la vita stravolta e addirittura sia finita in carcere, a seguito di una connivenza fra mafia e politica che non è ancora stata debellata. I Sacco vivevano a Raffadali in provincia di Agrigento, erano persone dedite, con passione, al lavoro, oneste e benvolute, ma non accettarono le imposizioni della mafia, così che, per non essere eliminati, si dettero alla macchia, stravolgendo la loro vita. E se c'era da sperare in un cambiamento quando il famoso prefetto Mori, mandato da Mussolini in Sicilia con pieni poteri per combattere la mafia, questo venne alla svelta fugato, per il comportamento delle forze dell'ordine, irriguardoso di ogni legge; ne fecero le spese anche i Sacco, che avevano pure il torto di essere socialisti. Finirono braccati dalla mafia e dalla polizia, fino a che dovettero arrendersi e furono tradotti in carcere; processati, vennero riconosciuti colpevoli, pur in assenza di prove, ma solo di testimonianze inattendibili, e furono condannati all'ergastolo, tranne che per uno, a cui fu comminata una pena detentiva minore, anche se considerevole. I Sacco rifiutarono la domanda di grazia, e in quanto innocenti pretesero invece la revisione dei processi. Solo in tarda età furono convinti ad accettare la grazia, spiegando loro che poi si sarebbe provveduto a una lunga revisione che, per quanto ne so, non è mai avvenuta. Questo bellissimo libro di Camilleri è un pugno allo stomaco, perché l'autore ci accompagna passo dopo passo nella disperazione di questi uomini onesti, nella loro fede in un mondo migliore che non vedranno mai. Da leggere, ci mancherebbe altro.
Pino Chisari (12/09/2014) - Voto: 2/5
Interessante, ma non più di tanto. Per quanto la storia aiuti a capire come e perché la mafia ha potuto conquistare il potere che ha, non dice nulla di nuovo e la narrazione in sé non è molto avvincente. Se l'autore non fosse (almeno ufficialmente) Camilleri, il libro passerebbe inosservato. Peraltro non c'è traccia della sottile ironia (di matrice sicula) che caratterizza (tante) altre pagine del maestro.
ago (09/04/2014) - Voto: 4/5
Un altro bel Camilleri. Forse solo un po' troppo "frettoloso" nel finale,ma ha pur sempre il merito di raccontare storie poco note in maniera appassionante
Luciano (27/01/2014) - Voto: 1/5
Sarebbe anche un racconto interessante se fosse scritto in italiano e non in stretto dialetto, infarcito dei soliti scantare, incaniare, ammuttuni, scinnuto, cuffuna e via siciliando, espressioni quasi incomprensibili per noi del "continente", che alla fine rompono i cabasisi (per restare in tema) e rendono la lettura ostica e impervia e fanno arrivare alla fine con un respiro di sollievo per la fatica sopportata.