La settimana bianca

Unknown (28/08/2020) - Voto: 3/5
Onestamente dalle premesse del libro e dalle recensioni mi aspettavo di più. Un libro breve, scorrevole, sicuramente intenso, ma da cui mi aspettavo tutt'altro. Epilogo inaspettato. Una piacevole lettura.
carezzedicarta blog (25/08/2020) - Voto: 5/5
Dopo la potentissima lettura de "L'Avversario" che trovate sul blog, era arrivato il momento di lasciarci avvolgere o meglio disturbare nuovamente dalla magistrale prosa di Emmanuel Carrère. Con questo piccolo noir che si apre su uno scenario mozzafiato, tra il bianco della neve e le vette alpine, l'autore da vita ad un personaggio forte perché la sua giovane età contrasta nettamente con la sua indole morbosa e paranoica. Mentre una scolaresca cerca di divertirsi in una anonima e banale gita di classe, un retroscena inquietante prende piano piano piede fino a scaturire in un orrore alla fine mai detto, solo sottinteso e per questo ancora più agghiacciante. Nicholas, protagonista in erba, ha un ruolo determinante ma non come ce lo aspettiamo. Divorato in 1 giorno, vi lasciamo sul blog qualche traccia senza svelarvi il mistero che vi si aprirà davanti agli occhi nelle ultime pagine in maniera raggelante.
giovanni (12/05/2020) - Voto: 4/5
Si tratta di un romanzo in cui l’elemento psicologico gioca un ruolo essenziale, nonchè predominante, in una vicenda di per sè abbastanza banale, ossia il resoconto di una settimana bianca che vede coinvolti gli alunni di una scuola elementare. Carrere è bravissimo mantenere alte la tensione e l’angoscia che caratterizzano pensieri e azioni del giovane protagonista. Non accade nulla di eccezionale, ma ad un certo punto si sente proprio la necessità di capire che cosa c’è che non va solo per liberarsi dell’ansia che si va via via accumulando pagina dopo pagina. La conclusione arriverà in maniera tutt’altro che eclatante lasciando, tuttavia, attoniti di fronte al fatto compiuto. Davvero un’ottima lettura
Ant43 (11/03/2019) - Voto: 4/5
Carrère ha un'abilità straordinaria a tratteggiare i particolari, ogni dettaglio è curato con le parole giuste, creando un'atmosfera vivida all'interno delle sue pagine. Ma più di ogni altra cosa ha un talento straordinario nel descrivere le sensazioni e i sentimenti, specie quelli più torbidi e reconditi, giocando sulle paure ataviche, sull'interiorità dei propri personaggi. Così è anche in questo romanzo, un noir "al contrario" che fa dell'ansia la sua arma di forza, perché tutto giocato all'interno della vittima indiretta. Il male ci viene raccontato tramite gli occhi di un bambino, Nicholas, tramite i suoi turbamenti, le sue pulsioni e fantasie. Ogni pagina scava sempre di più nel suo abisso interiore, dando una forma palpabile all'angoscia e alla percezione del male, contagiandoci a livello psichico e trasportandoci in un'atmosfera ansiogena ma magnetica, da cui è impossibile staccarsi fino alla fine.
Matteo (11/03/2019) - Voto: 5/5
La vita letteraria di Carrère è divisa in due, da una parte gli scritti da narratore puro, dall'altra quelli che Capote chiamava "romanzi-verità". La linea di demarcazione sta proprio in questi due titoli: L'Avversario, che segna il nuovo passaggio; La settimana bianca, punto culmine della sua attività narrativa. Ciò che spesso ho notato è che si è soliti giudicare questo autore solo in parte, accettandone solo uno stile letterario a discapito dell'altro. Naturalmente questa scelta è di carattere puramente soggettivo, c'è chi preferisce la sua scrittura di fantasia e chi quella "vera", in base anche a quelli che sono i propri gusti, e su questo alzo le mani. Ciò che però mi sento di affermare è - comunque la si veda - che siamo di fronte ad un autore dalla maestria indiscutibile. Carrère ha un'abilità straordinaria a tratteggiare i particolari, ogni dettaglio è curato con le parole giuste, creando un'atmosfera vivida all'interno delle sue pagine. Ma più di ogni altra cosa ha un talento straordinario nel descrivere le sensazioni e i sentimenti, specie quelli più torbidi e reconditi, giocando sulle paure ataviche, sull'interiorità dei propri personaggi. Così è anche in questo romanzo, un noir "al contrario" che fa dell'ansia la sua arma di forza, perché tutto giocato all'interno della vittima indiretta. Il male ci viene raccontato tramite gli occhi di un bambino, Nicholas, tramite i suoi turbamenti, le sue pulsioni e fantasie. Ogni pagina scava sempre di più nel suo abisso interiore, dando una forma palpabile all'angoscia e alla percezione del male, contagiandoci a livello psichico e trasportandoci in un'atmosfera ansiogena ma magnetica, da cui è impossibile staccarsi fino alla fine. Per concludere: non scelgo né il Carrére narratore, né il Carrére documentarista, ma scelgo il Carrére scrittore in toto, perché mi rendo conto di trovarmi davanti a una penna eccelsa che riesce a catturarmi in tutte le sue forme.