I quaranta giorni del Mussa Dagh

Maria (04/02/2020) - Voto: 5/5
Bellissimo romanzo storico, davvero ben scritto. La narrazione del genocidio perpetrato dai turchi a anno del popolo armeno assume una dimensione epica, direi biblica, non solo per il richiamo alla figura di Mosé; vi si respira il senso della storia e del dovere di tramandarla ai posteri. I personaggi sono delineati con intelligenza, acume e profondo senso di umanità, degno dei migliori romanzieri russi. Raccomandato.
Veronica (25/09/2019) - Voto: 4/5
Bello. Non sapevo molto della persecuzione degli armeni da parte del popolo turco all'inizio del xx secolo e questo libro mi ha letteralmente aperto gli occhi. Werfel ha saputo mescolare alla perfezione l'accuratezza storica con le vite dei personaggi protagonisti. La sua scrittura come sempre è scorrevole e riesce perfettamente a farci entrare nella storia, pur senza esprimere giudizi personali che potrebbero fuorviare il lettore.
And the Oscar goes to …. (14/09/2019) - Voto: 5/5
Buon libro. Consigliato.
AdrianaT. (09/06/2019) - Voto: 5/5
Fin dall'inizio della lettura, hai la netta sensazione che ti stai ficcando in qualcosa di estremamente sgradevole. Lo percepisci, lo annusi nell'aria, come prima di una tempesta. E quando la tempesta arriva, non è solo sgradevole, è l'ennesimo vile e feroce tentativo della distruzione di un popolo. «Davanti a lui visi smorti, stravolti, non tremila, ma uno solo. Il viso disperato della deportazione, qui come in cento altri luoghi nella stessa ora. La massa stava, senza alcun bisogno, così penosamente stipata, che pareva meno numerosa di quel che fosse in realtà. Solo molto indietro, dove gli alberi annosi limitavano la spianata, stavano accoccolati, coricati, appoggiati alcuni individui, staccati dalla folla, quasi che a loro non importasse più nulla della propria vita.» Il parallelismo con la persecuzione degli ebrei è sorto spontaneo per le inconfutabili analogie sia nelle cause che nella sua perpetrazione, e la domanda che mi saliva ricorrente è perché nelle vittime dei genocidi, generalmente, non scatti SEMPRE quello stesso, potentissimo, ancestrale istinto e richiamo alla Resistenza contro gli sterminatori. Questo racconto è epico, avventuroso e appassionante; mostra la metamorfosi di un intellettuale armeno formatosi europeo, in un capopolo guerriero. Miracoli dell'istinto, di quella forza atavica di sangue e di muscoli che agisce sopra tutto quando la vita sembra ormai un'opzione non più spendibile. Eccezionale impresa al limite della disperazione, dove una lucidità logistico-strategica illumina senza ombre il sentiero per la salvezza, il sentiero per il Mussa Dagh.
casaakec (29/10/2018) - Voto: 5/5
Beh, stupendo!! Divorato...