Le conseguenze dell'odio

Fabio (21/11/2015) - Voto: 5/5
E' un piacere ritrovare Elizabeth George ed i suoi protagonisti, Barbara e Lynley, alle prese con un caso meno complesso dei soliti, costruito più sull'introspezione psicologica che sugli indizi. Con la sua sapiente penna la George scava nella mente dei personaggi, li denuda presentandoceli nelle loro debolezze, nelle lore meschinità, nelle loro devianze, rendendoci partecipi di quelle vite. Come sempre vengono tratteggiate personalità border line, che escono dai canoni classici, ma interessanti, forse perchè almeno uno o due di esse sembrano essere segnate dalle nostre stesse titubanze. Le prime cento pagine sono tutte dedicate alla classica descrizione psicologica, quindi, che ci spiega perfettamente il contesto familiare ed umano in cui si dipanerà il caso. Poi, il resto, lo fanno Barbara, Lynlei e Nkata, che abbiamo imparato, ormai, a conoscere perfettamente dai libri precedenti. Ottimo ritorno, quini, di Elizabeth George che si conferma, dopo qualche libro meno brillante, la regina del nuovo giallo inglese introspettivo. Massimo dei voti e consigliato a chi l'ha sempre apprezzata, meno a chi cerca i gialli d'azione.
carlotta pucci (20/11/2015) - Voto: 1/5
No, la George non è migliorata. Questo libro, noiosissimo, si arrotola tutto intorno a se stesso con una trama lenta, quasi liquida. Il finale poi è ssolutamente deludente e arbitrario, perchè presuppone la felicità di alcuni personaggi a scapito di un altro peraltro antipaticissimo ma non colpevole di quanto è stato accusato. L'ultima parte poi si diletta di descrizioni minuziose e morbose di incontri sessuali con minori con lo sperma che schizza di qua e di là e varie altre schifezze minuziosamente descritte. Per il sergente Havers concordo in pieno con la lettrice che mi ha preceduto: meno insubordinata che nel precedente "Piccolo gesto crudele", Barbara tuttavia è volgare e sboccata senza costrutto: che senso ha ricoprire di velenosi e sconcissimi doppi sensi una testimone che oltretutto cerca di fare del suo meglio? E che senso hanno i continui "Porca Eva"? In compenso Linley e la sua veterinaria sono più scialbi che mai. E infine: qualcuno mi saprebbe indicare come si fa ad avvelenare un tubetto di dentifricio?
augusta (09/11/2015) - Voto: 4/5
L'autrice si dimostra,anche in questo romanzo come in (quasi) tutte le sue opere,all'altezza delle aspettative del lettore: prosa appagante (per merito,anche, della traduzione molto accurata),precisa caratterizzazione dei (molti) personaggi, intreccio complesso degli avvenimenti che costituiscono la trama della narrazione. La storia è costruita intorno ad un tema delicato e, a mio avviso, di difficile trattazione (al quale non faccio cenno per rispetto di chi ancora deve leggere il romanzo), tema che l'autrice riesce ad affrontare con sufficiente disinvoltura, e di ciò le va riconosciuto il merito. E,tuttavia, non ritengo di attribuire il punteggio massimo, perchè non mi hanno soddisfatto le frequenti affermazioni scurrili in bocca al sergente Havers, le quali, da un lato, mi sembrano improbabili se pronunciate da un pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni, dall'altro, sminuiscono la orginale simpatia suscitata fin dai primi romanzi da questo personaggio, che appare ora, ovviamente a mio avviso, decisamente sopra le righe.