Veleno. Una storia vera

Inquietante! (02/09/2020) - Voto: 5/5
E' difficile parlare di "Veleno", perché qualsiasi cosa uno potrebbe scrivere su un romanzo, in questo caso svanisce miseramente, scontrandosi col muro della realtà. Sapere che si parla di una storia vera, un'inchiesta e - cosa ancora peggiore - che non tutto è stato chiarito, rende difficile qualunque giudizio. Dopo averlo finito, ho cercato di parlarne con diverse amiche, ma dopo qualche riflessione, il mio unico commento è stato “Devi leggerlo, non riesco a spiegarti. Posso solo dirti che lascia con l’amaro in bocca”. Ho esagerato? Non credo; leggo da sempre ed ho letto molte altre storie vere (più o meno romanzate) che mi hanno colpito; ma l’inquietudine lasciatami da “Veleno” non l’avevo mai provata (e torna ogni volta che ripenso alla vicenda). Cos’è che fa più male? Che certe cose, orribili, possano essere davvero accadute e che siano state perpetrate proprio da genitori, che avrebbero dovuto proteggere i figli? O, al contrario, che nulla sia davvero successo e che tante persone si siano ritrovate con la vita distrutta ed i figli allontanati e mai più rivisti, solo per una sorta di follia collettiva? Anche a distanza di qualche mese dalla lettura, ogni volta che ne parlo o mi chiedono un parere, il mio commento – sempre uguale – è “Inquietante! Ti lascia con l’amaro in bocca. Devi leggerlo per capire”.
Carla (02/09/2020) - Voto: 5/5
Credi di leggere un romanzo, ma poi sobbalzi sul divano perché sai che è la cronaca di fatti realmente accaduti, iniziati molti anni fa, e del loro drammatico svolgimento. Metà anni '90, Bassa modenese. A una famiglia disagiata viene dato lo sfratto, i due genitori vanno a dormire nell’automobile, i due figli più grandi dai nonni e il piccolo Dario, di 5 anni, andrà per qualche mese dai vicini per poi essere dato in affido ad una famiglia. Dario continua a vedere i genitori nei fine settimana, ma un giorno la madre affidataria gli chiede perché è particolarmente taciturno e la risposta la stordisce: Ivan, fratello maggiore, gli ha fatto 'delle brutte cose'. A questo punto medici, psicologi infantili, assistenti sociali, poliziotti, si tuffano in questa triste storia. Dario parla addirittura di violenze di gruppo da parte di adulti e con la presenza di altri bambini, di un padre - il suo - che riscuote i soldi per averlo “dato” a delle persone grandi, di un uomo tutto vestito di nero che celebra riti satanici e costringe lui ed altri bambini ad uccidere animali e bambini durante questi rituali. Nel giro di qualche anno, 16 bambini verranno tolti ai genitori e questi ultimi arrestati o indagati insieme a maestre e preti. Le indagini e i processi dureranno oltre dieci anni, senza alcun riscontro. Tutti gli indagati verranno assolti. Sicuramente qualcuno ha sbagliato, qualcuno ci ha guadagnato, nessuno dei bambini è più tornato dai genitori naturali.
Da leggere e su cui riflettere (02/09/2020) - Voto: 5/5
Questa è la storia di un doppio tormento, di un duplice incubo, di una molteplice violenza: quella fisica e quella mentale. La prima avviene per mano di genitori (sui figli) che vendono per dolcezza la violenza e l’amore per veleno e turpi rituali. La seconda è perpetrata dalla giustizia che sonda e lacera la ferita aperta per cercare di capirne la vastità e la profondità. Certo quest’ultima non si muove con cattive intenzioni, ma è fonte di dolore in egual maniera. I bambini, le vittime vere ed effettive di questo romanzo sono essere umani feriti, indifesi e soli che vien voglia di portar lontano e far credere loro che il mondo non dovrebbe essere così e che può essere migliore, anche se purtroppo per loro non è incominciata nel migliore dei modi. Rabbia, dolore, dolcezza, amore, amarezza e rimpianto si mescolano a ogni riga, ogni mossa, ogni evento e sensazione. La storia è un pugno nello stomaco che rimane impresso in modo indelebile. Ho apprezzato moltissimo lo stile dell’autore, il taglio profondo e toccante che viene conferito alla storia e le riflessione a cui si viene condotti, direi inevitabilmente. Da leggere.
Elena8573 (02/09/2020) - Voto: 4/5
Veleno di Pablo Trincia Ed.Einaudi Riuscire a leggere questo reportage senza provare un senso profondo di rabbia e di incredulità è impossibile. Un moderno processo alle streghe stile Salem a pochi km da Bologna, nella bassa modenese, 20 anni fa 16 famiglie furono distrutte, ci furono morti e tanti bambini allontanati dai loro affetti per incompetenze e motivazioni economiche, leggetelo e se pensate che la verità sia qualcosa che prima o poi esce fuori, non è detto che avvenga in tempi brevi e men che meno che chi sbaglio’ per inesperienza o peggio paghi...
valentina bianchini (01/09/2020) - Voto: 5/5
Ho dovuto aspettare qualche giorno prima di scrivere queste parole, le emozioni erano forti ed avevano bisogno di placarsi un po'. A volte il destino ti mette nelle mani un libro del quale non avevi mai sentito parlare e che altrimenti non avresti mai letto, e sarebbe stato un peccato. Veleno parla della vicenda giudiziaria di pedofilia verificatasi alla fine degli anni Novanta nella Bassa Modenese, sedici bambini tolti ai genitori, vite e famiglie distrutte, salvo poi rivelarsi dopo vent'anni un terribile caso di contagio psicologico dove i fatti pare non siano mai avvenuti realmente. Erano gli anni in cui la parola pedofilia era esplosa e le istituzioni dovevano dimostrare di fare qualcosa, gli anni in cui c'era da guadagnare molto con questa parola. La tematica terrificante ed i fatti surreali narrati mi facevano presagire ad un libro molto crudo, invece quello che mi ha colpita di più è la delicatezza ed il rispetto per questi bambini, quasi la paura di sfiorarli, i toni e le parole non sono mai aggressivi. Delicatezza che si trasforma in coraggio per i bambini ormai adulti, ormai in nuove vite, in balia di ricordi sfocati e bisogno di capire. Allo stesso modo l'autore non si pone a giudice delle istituzioni che hanno montato il caso, assistenti sociali, psicologici, medici, giudici, non esprime rabbia, racconta i fatti con lo sgomento di padre. "E per la prima volta, dopo parecchio tempo, ho pianto anch'io" il libro si chiude con queste parole e anch'io stavo piangevo mentre le leggevo.