I segreti di Gray Mountain

Talisie (28/12/2014) - Voto: 2/5
L'argomento sarebbe anche interessante e cioè il problema dello strip mining (che personalmente finora ignoravo) , cioè della devastazione di ex-paradisi montani ridotti a brulle e inquinate discariche. Entra quindi in scena la surrogata di Erin Brockovich: Samantha, una ragazza francamente antipaticuccia, divisa fra la nostalgia della vita brillante, ma vuota di NY dove si fa spremere le giornate da uno studio legale di consulenze finanziarie, e il richiamo della Legge con la elle maiuscola che tutela i derelitti dai veramente cattivi. Sulla sua strada troverà avvocatesse che si battono con coraggio e altruismo e due fratelli del genere Robin Hood che difendono il loro territorio. Il tutto però sembra condotto senza convinzione, i personaggi e i rapporti fra loro sono piuttosto stereotipati e poi, concedetemelo, sono veramente stufa di tutto quell'alcool che scorre a fiumi: non fanno altro che bere qualcosa in ogni occasione e quando passano un giro si sentono eroi. Tanto per fare un esempio: quando Samantha e Jeff vanno nel capanno in montagna per stare una notte si portano tre, dico tre, bottiglie di vino. E poi strapazzano il povero Vic che si fuma una sigaretta come fosse il peggior depravato del mondo. Insomma, mi fermo, ma potrei ancor parla male di questo libro, soprattutto per la delusione di vedere il nome di Grisham sulla copertina: ci hai dato molto meglio in passato, John.
Massimo (23/12/2014) - Voto: 2/5
Da Grisham mi aspettavo di più. Libro noioso che tira a campare con prolisse descrizioni che non sono interessanti, soprattutto per un lettore italiano. Peccato.
Elly (23/12/2014) - Voto: 4/5
Bello, come tutti i libri di Grisham. Coinvolgente come solo i romanzi sui grandi temi riscono ad essere. Consigliato.
loris (19/12/2014) - Voto: 1/5
Noioso come la maggior parte dei legal thrillers quando scadono. Le parti con le descrizioni delle malattie minerarie sono un incubo...per non parlare della corrispondenza email e dei pensieri della protagonista.Penso con nostalgia al "Rapporto Pelikan"