“È un’osservazione ricorrente che l’uomo si rassegna più facilmente a una perdita economica enorme che a una piccola; credo che la spiegazione sia la stessa per cui una terribile bastonatura lascia tramortiti mentre un colpo lieve porta a reagire con violenza almeno pari. All’apparenza sembra invece meno spiegabile il divario tra l’impiego quotidiano di energie per produrre un reddito e lo scarso tempo dedicato a una efficace conservazione del patrimonio che è nulla più di lavoro accumulato ossia risparmio dello stesso lavoratore o dei suoi parenti. Statistiche attendibili indicano che gli italiani studiano poco l’economia e sono fiduciosi che il futuro non riserverà sorprese eccessive. Basta tuttavia un decreto legge notturno del governo di turno per incidere sul reddito e sul patrimonio del contribuente il quale, come in una partita a scacchi, può parare le mosse, almeno ove è possibile e lecito, per tutelarsi nei confronti del fisco o, meglio, della nebulosa dell’ordinamento fiscale...”