Rileggere Carlo Levi a vent’anni dalla morte (1975) con la volontà di rimettersi a tu per tu con il testo, volutamente ignorando quanto – di valido, ma anche, e non di rado, di rievocativo e commemorativo o elogiativo – su di lui è stato scritto; sgombrare il campo da quella cortina di luoghi comuni che inevitabilmente fanno ombra intorno a scrittori che, come Levi (ma è stato il destino comune a tanti, da Pasolini a Sciascia, da Montale a Calvino: per citarne alcuni), protagonisti della vita sociale, politica e letteraria del loro tempo, hanno finito poi per “fare moda”, sono i presupposti che danno vita a questa Nuova introduzione a Carlo Levi. Nuova, anche perché si rilegge, finalmente, Carlo Levi senza lo schermo della ideologia, che, al di là di ogni considerazione, è parte non indispensabile alla sopravvivenza di un Autore, soprattutto se questi volle, prima d’ogni cosa, essere un poeta. Quello che resta sono le intenzioni e le tensioni etiche, sempre indiscusse e indiscutibili nel caso di Carlo Levi. E restano, se restano, i risultati poetici. SULL'AUTORE Giovanni Caserta, noto per essere uno dei più aggiornati conoscitori della storia e della cultura lucana, di cui ha costantemente colto le relazioni con il più vasto panorama nazionale, è anche autore di saggi su scrittori quali Ariosto, Leopardi, Collodi, Pavese, ecc. Per i nostri tipi ha pubblicato una Storia, della letteratura lucana (1993) e curato, con note e commento, l’edizione delle Rime di Isabella Morra (in A. Cambria, Isabella,1.996). |