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Di guerra e di noi
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Bartek
(04/03/2020) -
Voto: 5/5
Un libro meraviglioso. Da leggere assolutamente!
nadia
(03/03/2020) -
Voto: 5/5
“Di guerra e di noi” è la storia di due fratelli e copre l’arco di due guerre mondiali. Marcello Domini segue le vite dei due fratelli lungo ventotto anni e, segue, senza mai perderle di vista, le vite dei personaggi che intorno ai fratelli ed al mulino si muovono e, lo fa rovesciando situazioni, svelando fondi segreti. Inizi a leggerlo senza troppe speranze, ma dopo le prime pagine non ti scolli più. Parlare di guerra e delle sue conseguenze oggi si deve più che mai. Affrontare i temi delle separazioni, della povertà, dei doveri e delle grandi scelte. Due fratelli, due strade apparentemente diverse: un libro che racconta quel mondo, quel tempo attraverso gli occhi di giovani che non sanno neppure loro bene a cosa vanno incontro. Un susseguirsi di dialoghi ed eventi che fa luce sugli anni più duri della storia italiana.
Gaia
(03/03/2020) -
Voto: 4/5
Marcello Dòmini, mischiando sapientemente il dialetto parlato nella campagna bolognese all’ italiano, ci trasporta nel 1917 nella vita di una famiglia di umili origini sconvolta da un evento che, più della guerra, spariglia le carte e ridisegna i contorni dell’esistenza di ogni personaggio. I destini di due fratelli Ricciotti e Candido cambiano improvvisamente prendendo corsi inaspettati. La penna di Dòmini affronta con ironia delicata una storia di formazione che conquista il lettore.
Gruppo di Lettori in Anteprima
(02/03/2020) -
Voto: 5/5
Ho appena finito di leggere le prime due pagine, e già me ne sto innamorando. Non tanto per il fatto che sia una saga familiare (che comunque, per quanto mi riguarda, è un punto a suo favore), o perché ci sono tante microstorie che si intrecciano tra loro (altro punto a favore), ma perché in quanto di Bologna, mi rendo conto che la storia dei protagonisti potrebbe essere quella dei miei nonni. Candido e Ricciotti infatti sono due fratelli, bambini durante la prima guerra mondiale, che in seguito alla morte del padre crescono separati. Uno in collegio tra i figli della buona società, l’altro a casa, tra contadini e braccianti. Il punto originale del romanzo, e il motivo che me lo fa desiderare così tanto, è che le vicende sono ambientate nelle campagne del bolognese, e il linguaggio usato da Domini mischia l’italiano e il dialetto bolognese nei dialoghi (con traduzioni per le parti meno comprensibili). Tutto questo i incuriosisce tantissimo, e non posso che ringraziare Domini per aver scritto un qualcosa che ancora non avevo mai trovato nella letteratura contemporanea.
Gruppo di Lettori in Anteprima
(02/03/2020) -
Voto: 5/5
Il romanzo apre con una precisa collocazione temporale; è il settembre del 1917 e ci troviamo nelle campagne bolognesi dove una famiglia, privata dell'uomo di casa, che come tanti altri è stato costretto a recarsi al fronte, è costretta a barcamenarsi per mandare avanti l'attività del mulino. E sarà proprio questa la scenografia che si staglia sul fondo di questa storia, non limitandosi però a mera presenza fisica; difatti il paesaggio entra fin dentro le radici della narrazione influenzando in modo diretto i personaggi, soprattutto i due protagonisti, i fratelli Ricciotti e Candido. I giochi tra la paglia, le arrampicate sugli alberi e i dispetti alle galline saranno i passatempi dei ragazzi fino al giorno in cui un altro soldato proveniente dal fronte porta la peggiore delle notizie: il padre è diventato un eroe, è morto al fronte. Tutto cambia adesso per i due fratelli che si trovano costretti ad essere divisi. La madre prende in extremis questa decisione affidando ad un collegio uno dei due ragazzi, che sono oramai orfani di guerra. Ricciotti decide di sacrificarsi al posto del fratello minore; fa fede a quella promessa fatta a sé stesso in chiesa, durante il funerale del padre, di prendersi cura del fratello. E così come il grano, coltivato e amato dalla sua famiglia, adesso Ricciotti deve incarnare le tre caratteristiche di quel grano, essere resistente, malleabile, ma soprattutto forte. È difatti la forza a cambiare la destinazione d'uso della farina che, così come le persone, solo all'apparenza sembrano tutte uguali; questo uno degli insegnamenti più cari lasciatigli dal padre. Sullo sfondo di una guerra e intrecciata al paesaggio prima campestre e poi cittadino l'autore racconta, tra italiano e dialetto, le vicende di questi due fratelli e di quanto un legame di sangue “e le cose che ci nuotan dentro” siano indissolubilmente uniti attraverso legami invisibili simile al glutine.
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