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Di guerra e di noi
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Renzo
(19/04/2022) -
Voto: 4/5
Dico subito che si tratta di un romanzo molto avvincente, perché nel narrare la storia della famiglia Chiusoli, in particolare dei due fratelli Ricciotti e Candido, non solo vengono rappresentati eventi che vanno dalla Grande guerra alla fine della seconda guerra mondiale, ma soprattutto si denota il tentativo di tracciare la biografia di un importante rappresentante del fascismo, di quel Leandro Arpinati, dapprima ras di Bologna, poi membro del governo Mussolini, infine caduto in disgrazia tanto da essere inviato al confino, da cui venne liberato prima del tempo, per metterlo agli arresti domiciliari nella sua azienda agricola vicino al capoluogo emiliano. Se Ricciotti è il protagonista principale, Arpinati è il suo mentore, è quasi il suo padre putativo visto che quello vero è stato ucciso in guerra. In questo senso appare chiaramente come la figura di maggior prestigio rifletta le sue caratteristiche peculiari nel più giovane allievo che, in tono minore, ha un’esperienza analoga, passando dal credo fascista alla resistenza, senza però ricorrere alla violenza, ma prestandosi con il soccorrere i feriti. Ricciotti è quel che potrebbe essere definito un moderato e con questo si distingue dal primo Arpinati, il capo dei picchiatori fino alla marcia su Roma; tuttavia l’ex capo dello squadrismo bolognese è cambiato, maturando la consapevolezza degli errori commessi, al punto dall’essere disposto, nei giorni convulsi della liberazione, a essere processato e a scontare qualche anno di prigione, e ciò nonostante il suo tardivo ravvedimento che l’ha portato dopo l’8 settembre 1943 a rifiutare incarichi nella Repubblica Sociale Italiana offertigli da Mussolini e ad appoggiare invece la Resistenza, senza materialmente combattere. Sappiamo purtroppo come andò a finire, visto che fu assassinato da alcuni partigiani comunisti insieme al suo ospite da tempo, il socialista Torquato Nanni. Meritevole di lettura
Rita
(02/03/2022) -
Voto: 5/5
Ho letto tutto d’un fiato le 667 pagine di “Di guerra e di noi” e posso dire con assoluta sincerità che nessuna di quelle pagine è superflua. L’autore racconta una parte della vita di due fratelli, Ricciotti e Candido, attraversando un arco di tempo che va dal 1917 al 1945, ambientandola fra la campagna e la città di Bologna. Attorno a loro ruota una miriade di altri personaggi, che però si riescono a seguire facilmente: ognuno di loro ha una caratteristica o un vezzo che li fa ricordare bene. Ma la storia dei due fratelli non può non incontrare la grande Storia, e in questo incontro sta la maestria dell’autore: essere riuscito ad inserire con grande naturalezza le vicende di due persone “normali” con gli avvenimenti che hanno segnato, nel bene e nel male, quegli anni. I capitoli dedicati agli anni di guerra e della Resistenza riportano con puntualità date, nomi, fatti che hanno segnato indelebilmente il nostro passato, ma debbono comunque aver richiesto un approfondito lavoro di ricerca e verifica. Si sente che l’autore vuole bene a ognuno dei suoi personaggi, ma particolarmente a Ricciotti: lo ha fatto così buono, onesto e astuto che mi ha fatto pensare sia la somma di più persone a lui care. Ma soprattutto si sente che l’autore ama la sua città: ho immaginato che da bambino, passeggiando in centro, magari col nonno, abbia ascoltato racconti su ogni palazzo e su molti abitanti. E forse racconti in dialetto. Quel dialetto che spesso fa capolino nelle pagine (che risate che mi sono fatta!) Grazie Dr. Dòmini: abito nella provincia di Bologna, sugli Appennini, ma ora conosco meglio Bologna, i Bolognesi e il loro carattere. L’unico appunto che sento di esprimere all’editore riguarda la mancanza dell’indice dei capitoli.
Mauro
(01/03/2022) -
Voto: 5/5
Un bel romanzo, la seconda guerra mondiale vista dal popolo, due bambini che vedono lo svolgersi della guerra senza parteciparvi attivamente ma attenti a tutti gli avvenimenti che li circondano. Crescono, diventano adulti in un periodo storico in cui l'Italia di Mussolini crea il suo "impero" e poi inizia una guerra alleandosi con la Germania. Quello che mi ha colpito, la storia si svolge a Bologna, è che finalmente le cose che i nostri nonni e padri si sono sempre rifiutati di raccontare, mi è stato spiegato in questo romanzo. Fascisti veri, fascisti costretti, corruzione, la fame patita, i partigiani ma tutto visto da occhi di gente del popolo, lavoratori che non hanno fatto la guerra ma hanno contribuito a che il popolo non morisse di fame. Al termine del romanzo sono state migliaia le domande che mi sono posto e che avrei tanto voluto rivolgere a mio padre, reduce di guerra, deceduto di vecchiaia e che non ha mai voluto raccontarmi di quel periodo storico.
Serena
(29/10/2021) -
Voto: 5/5
Il libro è travolgente e ricco di dettagli, la lettura è piacevole dalla prima all'ultima pagina. L’autore Marcello Dòmini riesce a mostrare l’ingenuità di due bambini che hanno perso il padre in guerra, i quali non sono consapevoli che la loro vita cambierà radicalmente. Infatti il racconto inizia con i due fratelli che giocano, sorpresi dalla visita di un tenente che è lì per portare la notizia della morte del loro padre. Mi ha colpito la scelta, non scontata, di Ricciotti, che decide di andare in collegio a Bologna al posto di suo fratello più piccolo Candido. Ricciotti sin da subito comprende che questo nuovo ambiente è del tutto diverso da quello a cui lui è abituato. Molto interessante è stata l’intenzione dell’autore di narrare l'intreccio continuo tra le ordinarie dinamiche familiari, in particolare la vita dei due fratelli e le ‘contemporanee’ vicende di guerra.
Rita B.P.
(07/07/2021) -
Voto: 5/5
La storia dei fratelli Chiusoli, di famiglia contadina emiliana, inizia con la morte del padre, combattente in guerra, caduto nel 1917. Da questo tragico evento la vita di Ricciotti, il maggiore, è completamente stravolta : lo attende il collegio che la Patria destina agli orfani di guerra; ma il fratello minore, Candido, rimarrà con la madre, destinato ad occuparsi del mulino, ad essere e restare soltanto un contadino. Da quel momento sarà la Storia dell'Italia nel primo dopoguerra, con l'avvento del fascismo, delle lotte contadine e ancora di una guerra più tragica della precedente, ad indirizzare le vite di Ricciotti e Candido. La tesi del romanzo è palese fin dall'inizio: la storia politica e sociale di una nazione si intreccia e interferisce con qualunque aspirazione, qualunque sentimento, qualunque scelta del singolo. L' evolversi del racconto mostrerà come i fratelli sapranno organizzare la loro vita : se sceglieranno di sottomettersi ad un destino comune, di massa, oppure avranno la forza di difendere e promuovere I loro ideali. Romanzo perfetto, coinvolgente, documentato e scritto benissimo; merita una lettura attenta e partecipe per conoscere a fondo i due protagonisti, la loro intima formazione, il loro divenire adulti rapportandosi con la Storia che - da sempre - contiene tutto e tutti.
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