Di guerra e di noi

Bibliofila (30/12/2020) - Voto: 4/5
“Di guerra e di noi” racconta la storia di due fratelli costretti a confrontarsi troppo presto con la brutalità della guerra e i suoi effetti. Forse l’utilizzo del dialetto già dalle prime righe può risultare spiazzante per un lettore non abituato a leggere espressioni dialettali, ma sicuramente permette di entrare fin da subito nel contesto in cui si svolge la storia.
MARIAC (30/12/2020) - Voto: 5/5
Bellissimo romanzo d'esordio di Marcello Dòmini, un romanzo ambientato sullo sfondo delle due Guerre Mondiali e della dittatura, precisamente tra il 1917 e il 1945 in cui la storia familiare del protagonista Ricciotti si mescola con gli avvenimenti e ne diventa parte integrante. Un romanzo storico, molto realistico e dettagliato che fa partecipe il lettore delle dinamiche e delle contraddizioni politiche e sociali del periodo. La storia si sviluppa tra Bologna e provincia ma è una storia tutta italiana in cui l'intreccio è coinvolgente e in cui la commistione dell'italiano con il dialetto bolognese lo rende ancor più vero, genuino e allegro. Una lettura piacevolissima e scorrevole. Consigliatissimo!!!!!!
Anto (23/09/2020) - Voto: 5/5
Questo romanzo è un romanzo di formazione, un romanzo storico e una saga familiare; è la storia di Ricciotti Chiusoli, ma è anche la storia dell'Italia che va dal 1917 al 1945, data di liberazione dalla dittatura fascista. La tranquillità della famiglia Chiusoli è spezzata dall'arrivo di un calesse al mulino di famiglia, che sorge nei pressi di Bologna. L'ufficiale che si trova sul calesse è venuto ad annunciare la caduta del capofamiglia in guerra; per Ricciotti finisce in quel momento l'infanzia. Il bambino si rende conto di dover assumere il ruolo di capofamiglia e che per sempre avrà il compito di proteggere il fratello minore, verso cui improvvisamente prova dei sentimenti nuovi di tenerezza e responsabilità. Passano gli anni, Ricciotti cambia diversi lavori e sposa Pina, dalla quale ha due figlie. Scoppia la guerra, l'Italia si allea con la Germania, si diffondono le leggi razziali e i bolognesi non tollerano il regime. I partigiani si organizzano e Ricciotti dà sempre una mano a chi ha bisogno di generi alimentari, di essere nascosto o di essere condotto da medici compiacenti. Finalmente gli alleati sono alle porte, è il 1945 e Bologna è libera e in festa. Ho amato molto questo libro, così come ho amato molto il suo protagonista, del quale seguiamo la crescita, non solo fisica, ma anche morale. Ricciotti diventa un uomo leale, disposto a rischiare la vita per i più deboli, pronto a reagire ai cambiamenti e ad adeguarsi ad essi con intelligenza e spirito d'iniziativa. Da bambino discolo, si trasforma in uomo responsabile, mantenendo sempre i principi morali e una sottile ironia, che userà anche per prendersi qualche rivincita. Anche tutti gli altri sono personaggi ben caratterizzati e difficili da dimenticare: Candido, Uliano, Pina, Gaetana, la signorina Teresa, don Paolo e lo stesso Arpinati, forse il personaggio più complesso di tutto il romanzo. In sintesi, è un romanzo che consiglio caldamente. Una delle letture più belle letture dell'ultimo periodo!
Rita (30/06/2020) - Voto: 5/5
Bellissimo. Impossibile interrompere la lettura. Letto in pochi giorni.
Cristiano Boggi (11/06/2020) - Voto: 4/5
Quella della famiglia Chiusoli è la storia di moltissime famiglie italiane. Tutti noi conserviamo la foto di un avo, nella posa improbabile che rende le foto dei soldati di tutte le guerre, inesorabilmente uguali. Perché sono le guerre a essere inesorabilmente tutte uguali. Così il mio bisnonno Pietro, morto al Monte San Michele il 10 gennaio del 1916, era vestito sicuramente come il tenènt e come Gaetano nell’ultima foto che aveva mandato sua moglie. Tutti tre; avevano perfino gli stessi baffetti e gli stessi capelli corvini. Chiusoli Gaetano è il bisnonno di tanti italiani e Ricciotti e Candido sono i nostri nonni. Le loro vicende sono quelle che abbiamo nel nostro patrimonio genetico. Quello di Marcello Dòmin è un romanzo che profuma di ricordi come un album di foto, o come un vecchio diario scritto in un dialetto ormai quasi perduto. È il racconto, impastato di nostalgia e di rimpianto, di tempi peggiori che forgiavano persone migliori. È la memoria dei valori perduti, della terra e delle radici. È una lettura del passato, che non può che essere utile a capire come siamo arrivati fin qui.