I cento giorni

Sergio (15/03/2022) - Voto: 4/5
Il merito maggiore di questo romanzo è partire da un fatto vero ma poco noto (che Napoleone si dichiarò musulmano: "Je suis, moi, musulman unitarie et je glorifie le Prophète. ... J'espère que le moment ne tardera pas où je pourrai réunir tous les hommes sages et instruits du pays, et établir un régime uniforme, fondé sur les principes de l'Alcoran, qui sont les seuls vrais et qui peuvent seuls faire le bonheur des hommes.": da "Corrispondenza di Napoleone", Volume V, n. 4287, del 17/07/1799) e costruirci attorno una storia fantastica ma abbastanza verosimile. O'Brian sembra capace di mostrare emozioni umane solo quando parla della natura o di bambini (è sorprendente quanto sbrigativamente viene all'inizio eliminato un personaggio magari non simpaticissimo ma comunque ricco di passioni e importante per uno dei protagonisti). Divertenti le ultimissime pagine, con l'esito altalenante delle fortune di Jack
ales (13/09/2016) - Voto: 4/5
Siamo agli sgoccioli, terz'ultimo romanzo della serie e ancora O'Brian regala emozioni. Storia sempre all'altezza della saga.
Lowenhaupt (31/08/2010) - Voto: 2/5
Mi piange il cuore nel dare a questo libro un voto che non mi sarei mai augurato di dare ad un romanzo di O'Brian. Per i romanzi in questione mi ripugna usare i termini "episodio" o "serie", che hanno inevitabilmente un qualcosa di seriale e dozzinale; ognuno di questi romanzi è anzi un microcosmo a se da esplorare gradatamente ad ogni rilettura, cogliendo particolari e sfumature che fino a prima si erano celate alla vista, un piccolo mondo sempre un pò inesplorato. Tutti i romanzi di o'Brian, ma non questo. L'azione, che già negli ultimi libri al Nostro un zinzino manca, è ben misera: un fritto misto di bozzetti apparentemente eterogenei, ma prevedibili e sbiaditi, appiccicati tra loro alla buona con una colla ridicola, un fantomatico complotto dei bonapartisti mussulmani che potrebbe ribaltare gli esiti della guerra... Le parti descrittive, di solito sempre fluide anche se impegnative, sono qui molto pesanti, tanto da indurmi a saltare pagine all'inseguimento della rachitica azione principale. La psicologia è assente: un avvenimento importante che il lettore scopre in principio del libro è schiaffato lì senza essere un minimo sviluppato e approfondito, ed è anche accompagnato da incongruenze cronologiche e temporali. Un libro insomma vuoto e spento, che pare sia stato scritto non da un cattivo imitatore di O'Brian, perchè dello stile di O'Brian non ha un bel niente, ma, con tutto il rispetto, da un Cornwell o da un Forester parecchio giù di fase. Non ci resta che sperare che il prossimo romanzo sia, non dico tale da riscattare anche questo, ma almeno un ritorno alla normalità.
Guglielmo (25/01/2010) - Voto: 3/5
Certo O'Brian è sempre O'Brian, e per un lettore affezionato costituisce sempre una lettura piacevolissima; tuttavia questo è il suo primo libro che non ho letto tutto d'un fiato, e la cui lettura ho anzi abbandonata a metà. Spero che ad una rilettura approfondita si riveli più godibile, perchè a prima vista mi è parso troppo noioso rispetto agli alti livelli ai quali O'Brian ci aveva abituati; questo non per lo stile sempre variegato e ricercato, ma piuttosto per una trama pressocchè inesistente, all'interno della quale i personaggi si muovono piuttoso stancamente, reiterando vecchi numeri. Si percepisce la fine della serie, la materia prima si sta esaurendo: ormai Napoleone è praticamente sconfitto, e le sue forze, mai brillanti sul mare, sono ancora più esigue rispetto allo strapotere della Royal Navy. L'autore sembra diluire più che può ogni singolo avvenimento, anche insignificante, pur di portare avanti la narrazione. Non che lo si possa rimproverare per aver scritto molti libri, che sono anzi i più bei romanzi che io abbia mai letto, di gran lunga superiori alla media e del suo genere (vedi Sharpe e Hornblower, assai più "rudimentali" anche se buoni), e generale (è accostabile ad Eco, e forse ne è addirittura migliore); tuttavia, se in "Clandestina a bordo" aveva prodotto un bellissimo romanzo a fronte di pochissimi avvenimenti, qui O'Brian sembra davvero aver esaurito ogni idea. Raccomandato comunque a tutti, in quanto uno degli ultimi anelli di una catena d'oro zecchino, la serie Aubrey - Maturin.
maurizio (20/12/2008) - Voto: 5/5
Dopo tante chiacchiere, un ritorno all'antico. Meno scenari domestici o siparietti colti e più azione, resa ancora più affascinante dal fatto di essere il "retroscena" navale dell'ultimo breve volo dell'aquila napoleonica conclusosi a Waterloo. Il solito gruppo di vecchi amici, mirabilmente ambientato. Ottimo per chi ha seguito tutta la storia. Resta solo il rammarico che sta per arrivare l'ultimo atto.