Nel nome della croce. La distruzione cristiana del mondo classico

Franco (16/11/2018) - Voto: 4/5
Si ha l'impressione che le critiche negative pecchino proprio di ciò che rimproverano al libro: una assoluta parzialità. Ma la famosa teoria della civiltà occidentale figlia di un cristianesimo più che positivo è solo fideistica, e anche i più sprovveduti in materia dovrebbero ricordare avvenimenti oscuri come le crociate e l'inquisizione, la condanna a Galileo e gli ostacoli opposti dalla Chiesa alla scienza medica. I cristiani dei primi secoli sono stati i talibani del loro tempo, fenomeno ricorrente con le religioni monoteistiche.
carammatu (08/11/2018) - Voto: 1/5
Il volume viene presentato con un titolo, anzi con un sottotitolo, che ne rivela già i fini e i propositi.E' del tutto evidente infatti che l'unico scopo dell'autrice è quello di dimostrare la tesi, ( fra l'altro alquanto datata ), secondo la quale l'affermazione del Cristianesimo ebbe effetti deleteri, anzi disastrosi sulla cultura e sulla società del mondo antico. Ora è ovvio che al di là delle opinioni personali dell'autrice, del fatto cioè se esse siano condivisibili o meno, ( e naturalmente ci sarebbe moltissimo da dire in proposito), quello che qui interessa è evidenziare i risultati conseguiti e quindi stabilire se si è aggiunto qualcosa di nuovo e di interessante ad un argomento che da sempre ha attratto la curiosità di storici e lettori. A tal proposito posso solo dire che tali esiti sono con tutta evidenza del tutto deludenti; in particolare quello che mi ha colpito maggiormente è l'estrema superficialità con la quale vengono sintetizzati e semplificati avvenimenti e situazioni che invece sappiamo essere alquanto complessi e articolati; mi è parso fra l'altro che le varie fonti sono state utilizzate acriticamente ed in maniera totalmente decontestualizzata dall'ambiente socio culturale che le ha prodotte. Pertanto credo che in definitiva il volume non solo non apporti alcun progresso a questo particolare campo di studio ma che addirittura in alcune parti può essere perfino fuorviante.
Marco Gallo (16/10/2018) - Voto: 1/5
Dispiace che un libro piacevole e ben scritto, minuziosamente ricostruito sia "inutilmente unilaterale". In tempi dove la storiografia dovrebbe fare sintesi dell'esperienza della tarda antichità, e valorizzare la dialettica tra Cristianesimo e pensiero classico, non vale davvero la pena tornare a dividersi, militando sotto le logore insegne di una storiografia partigiana che ricerca, (e peggio pubblica) solo per dimostrare tesi che hanno fatto il loro tempo. Un grazie a Gibbon e Voltaire, Lattanzio e Eusebio di Cesarea,ma ora non abbiamo più bisogno di luoghi comuni. Abbiamo necessità di opere storiche insensibili agli stereotipi ed alle facili attualizzazioni. Altrimenti tanto vale continuare ad imbrattare carta descrivendo il Medioevo come "i secoli bui" ed accapigliarsi tra guelfi e ghibellini. A mio avviso la ricerca storica non è una fede, ma è un servizio alla consapevolezza di chi siamo.
Marco (16/10/2018) - Voto: 5/5
Ai tempi della scuola, l'affermazione del cristianesimo ci veniva presentata come la vittoria della verità sulla menzogna. Non fu così. Fu la vittoria di una religione intollerante e fanatica su una religione assai più tollerante, che comportò, tra l'altro, oltre alla persecuzione di chi la pensava diversamente, la distruzione di migliaia di splendide opere d'arte e la quasi completa cancellazione della letteratura latina, di cui sopravvive oggi non più del 20 per cento (ma alcuni studiosi ritengono che la percentuale sia assai più bassa). Il libro racconta tutto questo in modo molto chiaro e assai ben documentato, e tratta un argomento sul quale forse non si è ancora sufficientemente riflettuto.
Pietro Finelli (23/09/2018) - Voto: 4/5
Il volume sceglie esplicitamente una visione di parte: quella dei 'pagani' sconfitti, per proporre una lettura 'altra' dell'avvento del cristianesimo nel mondo tardo antico. Non più i martiri cristiani e le persecuzioni dei pagani - Nerone in testa - come una vulgata più che millenaria ci ha insegnato, ma l'assalto ad una civiltà sostanzialmente pacificata nel proprio tollerante sincretismo religioso da parte di una comunità di esaltati sostenitori della 'Verità' rivelata da Dio. E' sin troppo evidente come la lettura di Catherine Nixey - che pure vanta un curriculum di tutto rispetto con studi in storia e letteratura classica a Cambridge e una carriera da insegnante, prima di dedicarsi al giornalismo, sia influenzata da una chiave di lettura fortemente attualizzante. Non a caso ampio è lo spazio che l'autrice dedica agli aspetti più 'fisici' e materiali (abbattimenti di statue, assalti da parte di folle esaltate etc.) di questo "clash of civilizations" ante-litteram, così come alla descrizione del fanatismo dei primi cristiani, Santi Padri della Chiesa compresi. L’autrice corrobora comunque la sua tesi con un ricco apparato di citazioni e di riferimenti testuali che lo rendono estremamente convincente. Restano tuttavia in sospeso due interrogativi di fondo: Come abbia potuto un piccolo manipolo di esaltati zeloti avere la meglio su un impero così ben ordinato e ‘pacifico’ e soprattutto come sia stato possibile nel medio periodo quella fusione tra l’antichità classica greco-romana e il nuovo cristianesimo che avrebbe caratterizzato non solo i secoli del medioevo ma tutta la civiltà europea.