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La scomparsa di Majorana
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paolo
(23/09/2014) -
Voto: 4/5
Libro scritto in maniera poco scorrevole e che si legge con una certa difficolta'.Ma l'argomento e' talmente interessante che lo si legge comunque volentieri tanti sono i temi trattati e le riflessioni che ne scaturiscono.In primis il ruolo e i limiti che la scienza si deve porre e soprattutto la relazione pericolosa che la scienza puo' intrattenere con la politica,vero e proprio matrimonio oppure frequentazione da farsi con tutti i distinguo del caso.Immaginiamo solo se l'atomica invece che gli americani l'avessero costruita i nazisti.
Elio
(11/12/2013) -
Voto: 4/5
Avvincente ricostruzione, un ibrido tra saggio e romanzo. La sua bellezza sta soprattutto in questo oltre alle teorie lucide e sempre chiarissime di Sciascia che ripercorre e tenta di spiegarsi la scomparsa di uno dei fisici italiani più brillanti.
Anna
(22/07/2013) -
Voto: 5/5
Ricostruzione puntuale e stilisticamente perfetta di uno dei più famosi misteri italiani.
angelo
(10/07/2013) -
Voto: 3/5
Ingredienti: un fisico siciliano predestinato a diventare un genio, una sparizione tanto improvvisa quanto imprevista, l'ombra dell'atomica in preparazione a rendere il mistero ancora più torbido, un finale mancante di una storia che nemmeno la Storia ha saputo trovare. Consigliato: a chi vuole scoprire lati pirandelliani in un uomo di scienza, agli uomini "fatti per seguir virtute e canoscenza" ma destinati ad essere sommersi da un mare oscuro.
Mauro Decastelli
(08/05/2012) -
Voto: 5/5
Conferme delle profonde intuizioni di Majorana, il giovane fisico "dall'aspetto di un saraceno" scomparso nel nulla il 26 marzo 1938, se ne sono avute molte, almeno quante negli anni sono state le segnalazioni che lo hanno dato per vivo, accreditando la tesi, sostenuta dallo stesso Sciascia, di una fuga volontaria. Un desiderio ben calcolato e autocosciente di invisibilità - per aver forse previsto il pericolo insito nelle scoperte legate all'energia ed alle particelle subatomiche. Il libro - magistralmente scritto - mette in luce l'intelligenza fulminante, cristallina del fisico siciliano, unanimemente riconosciuta, sia nell'ambiente romano di via Panisperna, sia in Germania alla corte di Heisenberg, che, nelle discussioni sulle teorie fisiche, gli insegnava un po' di tedesco. Sciascia raccoglie e interpreta tutte le voci, le "dicerie" (se volessimo usare una parola tanto amata da Bufalino), per esporre in chiusura, e come dissolvenza, la sua ipotesi. Il punto nodale è forse il 'daimon' di Majorana, quel carattere insulare, che non fa gruppo, che gli faceva vivere la scienza non come una volontà ma una 'natura': «Un segreto dentro di sé, al centro del suo essere; un segreto la cui fuga sarebbe stata fuga dalla vita, fuga della vita».
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