L' ora di greco

noemi (26/03/2024) - Voto: 5/5
Han Kang ancora una volta affronta le tematiche legate alla psiche e al controllo del corpo con una prosa elegante.
Talisie (23/02/2024) - Voto: 3/5
Un uomo e una donna provati da disabilità fisiche e difficoltà a rapportarsi con gli altri e con se stessi si incontrano a lezione di greco antico, una disciplina il cui studio sembra surreale nella cultura coreana tanto lontana dalla limpidezza ellenica. Le loro solitudini dolorose alla fine si incontreranno e sosterranno forse solo per un attimo in un universo personale che l’autrice ricostruisce con una prosa poetica, a volte intima e toccante. Il racconto galleggia fra passato e presente in un’atmosfera di sconfitta dei due protagonisti che nemmeno l’incontro finale sembra attenuare. Da leggere solo se corazzati da un sano ottimismo in un periodo particolarmente felice della vostra vita.
Francesca (29/01/2024) - Voto: 5/5
Silenzio, incomunicabilità, solitudine, dolore, poesia: sono solo alcune delle parole che mi vengono in mente pensando a questo libro, ma sin troppo riduttive per contenere la profondità delle emozioni che la scrittura di Han Kang evoca. I protagonisti – un professore di greco antico in bilico tra due culture e una donna che decide di studiare tale lingua per tentare di guarire una ferita dell’anima – s’incontrano mentre affrontano un vuoto che si esprime nella perdita rispettivamente della vista e della parola. Ad avvicinarli è proprio questa lingua morta eppure palpitante, che sembra, in qualche modo, dare forma alla loro voragine interiore. Han Kang è per me una garanzia: è una di quelle scrittrici di cui so che mi piacerà l’opera ancor prima di leggerla. Ne avevo già amato tutti i libri tradotti in italiano, e “L’ora di greco” è stato l’ennesima conferma. Ho molto apprezzato, tra l’altro, la traduzione direttamente dal coreano.
Astrea (22/01/2024) - Voto: 1/5
L'unica fonte di ispirazione della scrittrice, a quanto pare, sono i casi patologici, in questo caso un caso di una specie di afasia che colpisce la protagonista, sempre afflitta da cupi pensieri, che per guarire non trova di meglio che dedicarsi allo studio del greco antico. La storia procede faticosa e in evidente imbarazzo su come portarla avanti, gira e rigira su sensazioni oscure e azioni minimali, stancando il lettore, già oppresso dalla propria vita.