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Le città invisibili
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Renzo Montagnoli
(23/01/2010) -
Voto: 5/5
Il vivere comune non deve essere motivo di un isolamento individuale, perché in caso contrario la città muore e i suoi abitanti, già morti dentro, l’abbandonano. Ritorna quindi un tema caro a molti letterati, cioè quell’incomunicabilità a cui sembra destinata sempre di più l’umanità. Il grande insegnamento di Calvino è però che è sempre possibile intraprendere o riallacciare un dialogo, lo stesso che Marco Polo e Kublai Kan intrecciano nel corso delle pagine, pur essendo due esseri del tutto isolati e prigionieri dei loro ruoli, il primo reduce da un deserto che non è solo quello che ha attraversato, ma che l’animo umano tende a costruire quando cozza contro la chiusura altrui, e il secondo, per la sua natura d’imperatore, ristretto nella gabbia d’oro della sua funzione. Per quanto possa sembrar strano, Calvino, con la sua grandiosa fantasia, non avrebbe potuto descrivere meglio il tema della città in funzione degli uomini in contrapposizione di quella che, giorno dopo giorno, nonostante i proclami di politici ed architetti, diventa un luogo di dissociazione. Le città invisibili finisce con l’essere, con il suo alone poetico, un atto d’amore, forse l’ultimo, per quell’agglomerato di case, di persone che vogliono vivere e non vegetare, e che noi chiamiamo genericamente città.
Giovanni
(24/09/2009) -
Voto: 5/5
Molto molto molto bello. Sono stati versati fiumi di inchiostro su questo libro, un'ennesima recensione mi pare superflua. La cosa più divertente è trovare la chiave, scoprire il significato profondo di ogni racconto. E' un libro che può essere letto ingenuamente, anche da un bambino, che si limita a gustare la straordinaria capacità di racconto di Calvino e la sua fantasia. Ma sicuramente lo scrittore vuole comunicare qualcosa in più. Ogni parola è scelta, meditata, nulla è casuale. Ogni singola città nasconde dietro la sua simpatica (ed ingannevole) descrizione, innumerevoli doppi sensi, ambiguità. Ogni racconto, se ci si sforza a leggerlo da un altro punto di vista nasconde un significato, un messaggio molto significativo. Uno spunto di riflessione ottimo. Consigliato soprattutto a chi la città la vive.
Tinama
(24/01/2009) -
Voto: 3/5
La fantasia, la poesia, l’ironia, e, oserei dire, la profezia di Calvino sono indiscutibili. Che il libro mi sia piaciuto non posso asserirlo perché non risponde ai miei gusti. Forse interessante lo è, direi anche stimolante. Se l’avessi letto anni fa, lo avrei abbandonato dopo le prime pagine. Tra l’altro non è di immediata comprensione sotto un certo profilo. Oggi l’ho letto tutto, stimolata proprio dal modo con cui l’autore racconta, che non è diretto ma sempre filtrato dalla sua immaginazione e dall’ironia, che spesso costringe il lettore a riprendere il già letto per scoprire che cosa celano le sue narrazioni fantasiose. E’ stata una lettura intrigante di testa più che un godimento. Chissà! Se lo riprendessi fra qualche anno potrei avere delle sorprese e gustarlo in toto. Non mi dispiacerebbe affatto. Noi col tempo cambiamo e i libri con noi.
Roberta Battiston
(31/10/2008) -
Voto: 4/5
Marco Polo passa in rassegna al Khan le città da lui visitate (nella sua mente e pertanto invisibili). Le prime città incontrate non sono molto diverse da quelle conosciute nei viaggi di un qualsiasi visitatore...le utlime, invece, si fanno via, via più irrazionali. Il filo conduttore del reseconto al Khan è costituito da una rete di fitti rapporti tra gli abitanti della città senza i quali la sua esistenza non avrebbe alcun significato. La città, quindi, è percepita non solo da un punto di vista meramente architettonico che si concretizza con dei "segni" e delle "forme architettoniche" riconoscibili e presenti sul territorio, ma anche dalla struttura invisibile di rapporti che legano con reciprocità gli abitanti stessi.
manvela
(21/07/2008) -
Voto: 5/5
Un libro veramente unico: astrazione, eleganza, poeticità... in una parola ARTE! E proprio come un'opera d'arte si presta ad essere fruibile ad innumerevoli livelli, in moltemplici e differenti momenti con esiti sempre nuovi. Mai trovato tanto spessore in un libro di così poche pagine. Straordinario.
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