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Se una notte d'inverno un viaggiatore
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Tatiana
(24/08/2011) -
Voto: 3/5
L'originalità di questo romanzo sta nella sperimentazione di diversi generi narrativi, all'interno della cornice in cui l'autore si rivolge direttamente al Lettore, il quale a un certo punto incontra la Lettrice e iniziano insieme un'avventura passando da un libro all'altro, tutti interrotti dopo un capitolo. E' la letteratura che parla di sé: vengono illustrati dieci diversi tipi di romanzi, si parla dei modi di lettura - solo immediata o rilettura- ma anche della scrittura, attraverso il diario di Silas Flannery. Lo consiglio perché è un libro che ti attira, con i romanzi dentro al romanzo, pur con alcuni limiti: dei dieci incipit mi sono piaciuti molto "Fuori dall'abitato di Marbok" e "In una rete di linee che s'allacciano", mentre per gli altri sono stata spinta dalla curiosità ma non mi hanno colpito particolarmente: ritengo che la cornice sia molto significativa, con le riflessioni su lettura e scrittura, mentre ritengo che gli incipit siano solo esemplificativi dei vari generi di romanzo.
Roberto
(19/03/2011) -
Voto: 5/5
E' lo scrittore che ti osserva mentre leggi il suo libro,alcune sue riflessioni sembra ti appartengono, come se l'autore ti conoscesse. Incredibile l'impostazione del libro e del suo svolgersi concatenando i dieci racconti nei modi piu' disparati ed inimmaginabili, denotando una fantasia ed un'immaginazione inesauribili. Da leggere.
Palestrione
(09/03/2011) -
Voto: 2/5
Questo è un falso libro facile. Può essere facile per lo stile e per l'incipit accattivante. Ma non lo è affatto, perlomeno sul piano della struttura narrativa. L'ho letto superficialmente, quindi il mio giudizio è inficiato dalla mia distrazione. E' discontinuo. E' un metaromanzo, un romanzo che contiene altri romanzi e che propone diversi livelli di lettura. E' un romanzo sul piacere di leggere e sul ruolo del lettore. Finalmente ho compreso le analogie con "Il nome della rosa" (ben più lineare, sebbene più difficile stilisticamente). In decimi il mio voto è 5. Da leggere con molta attenzione. Non sarà di certo uno dei miei libri preferiti.
Andrea
(09/01/2011) -
Voto: 2/5
Italo (intanto perdonami se ti do del Tu)... perdonami se forse ti rivolterai nella tomba. Magari per "il tuo tempo", il periodo in cui sei vissuto, questo romanzo è stato una novità, una novità praticamente assoluta. Ma c'è in ogni pagina il tuo zampino, lo zampino dell'autore...ma, Italo, non doveva essere un romanzo su noi lettori? E allora perché perdi fin troppe righe a descrivere ogni cosa? Qualche giorno fa un'amica mi ha detto "Calvino può facilmente impiegare 5 pagine per descrivere una mela" quando ero in preda ai nervi durante la lettura di questo libro. Discorsi dilungati all'infinito, dettagli che si potevano evitare, concetti già espressi ripetuti quasi con altre parole. L'idea del racconto che si spezza sul più bello mi piace (unica nota positiva). Sono un sedicenne, e magari crescendo riuscirò a capirti. 2/5 , giusto perché sei Calvino.
Martin!
(05/01/2011) -
Voto: 3/5
Capita che uno sbirci i commenti lasciati e rimanga talvolta perplesso, nell'incapacità di capire come talvolta le parole possano essere lasciate cadere a caso (ma che significa "che rapisce in modo INCONFUTABILE"?; peggio poi laddove si vada a parare in astrazioni quasi evangelice sulla luce non colta da occhi non pronti -eallora bastava citare Giovanni 1,5). Fatta questa doverosa premessa, credo che questo non sia in assoluto il miglior libro di Calvino ed è lungi dall'essere un pietra miliare. Certo lo scrittore è abile, furbo e di intelligenza sopraffina. Conduce un gioco simpatico strizzando l'occhio al lettore, cercando di portarlo dentro una riflessione che vada ben oltre la semplice trama spezzata. Insomma l'idea è stupefacente, meraviglioso questo parlare del rapporto tra racconto e realtà (tra significato e significante, in ultima analisi?). Eppure a volte il gioco si fa troppo svelato, troppo carezzevole verso il lettore, troppo "filosofico" per essere un racconto e troppo poco strutturato per essere una discussione. Insomma rimane un ibrido che in molti passaggi un po' stanca. Non credo si tratti, come qualcuno sostiene, di astrattezza. Anzi talvolta è proprio quello che manca, laddove si cerca di vincolare per forza un pensiero ad una ipotetica cartina geografica, ma non sempre l'operazione riesce. Certo, la riflessione sulla letteratura e sul ruolo del lettore è in più parti notevole. Eppure in più punti davvero non si vede l'ora di finire il capitolo, ma non spinti da curiosità, bensì dalla noia e dal fastidio. Insomma un libro di sicura caratura sotto certi aspetti, ma mi pare sia ben lungi dall'essere un capolavoro.
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