Il deserto dei Tartari

Simone (21/12/2015) - Voto: 4/5
Più che un romanzo è un'esperienza e come tale ti lascia qualcosa. La storia di Drogo può essere intesa come la parabola della vita di tutti noi, ma può essere anche intesa come un ammonimento a non sprecare nemmeno un giorno della cosa più preziosa che abbiamo. Ho dato questa chiave di lettura al romanzo e penso di aver fatto la cosa giusta. Non fatevelo scappare.
KidChino (14/12/2015) - Voto: 5/5
Vorrei iniziare questa recensione con una citazione letta qualche tempo fa. "Pensavo di sapere cosa era la bellezza... Poi conobbi Buzzati." Detto questo sembrano quasi inutili altre parole. La lotta contro il destino. L'inevitabilità del tempo che scorre portandosi via la vita. Una lotta infinita contro un'esistenza misera. E nel momento in cui sembra che qualcosa possa succedere l'uscita di scena. Anni e anni passati in una fortezza (metafora di un luogo incantato e allo stesso tempo diabolico) nella vana attesa di qualcosa. E la vera felicità solo nella morte. Come un incontro tra due vecchi amici. Perché forse il nostro Drogo attendeva davvero solo la morte. Un po' come tutti noi. Capolavoro della letteratura italiana del '900 e non solo! Un magnifico Buzzati ed un incantevole romanzo!
Simone Bachechi (14/07/2015) - Voto: 5/5
Capolavoro assoluto!!! Magari è un associazione impropria ma mi viene in mente "La morte di Ivan Il'ic" (Tolstoj), sull'inesorabilità di un destino, di ogni destino.
stefano (28/05/2015) - Voto: 5/5
E' uno dei capolavori della letteratura italiana del '900. La storia di un uomo, Giovanni Drogo, che rappresenta la storia dell'uomo, di ogni uomo. Non a caso Buzzati non specifica nè il tempo nè il luogo in cui avviene l'azione. Drogo, prigioniero del proprio destino, rimane incantato dalla sottile malìa che emana dalle antiche mura della Fortezza Bastiani così come ognuno di noi resta preso e affascinato dal grande mistero che è la vita. Crede di scegliere e di decidere, in realtà è prigioniero del proprio destino e la sua attesa si conclude quando una carrozza viene a portarlo via dalla Fortezza nella quale ha consumato l'esistenza, proprio nel momento in cui i Tartari scatenano l'attacco tanto atteso. Ma l'uomo Drogo, come ogni uomo, non si rassegna alla sconfitta e dopo un'occhiata alla sua "ultima porzione di stelle", raddrizza il busto, sistema il colletto dell'uniforme e avanza verso le porte che si spalancano oltre le quali si intravede una luce e "benchè nessumo lo veda,sorride". Romanzo metafisico, esistenziale: sono stati tanti gli aggettivi spesi per quest'opera che andrebbe fatta studiare a scuola se solo ci fossero insegnanti sensibili e capaci e che vanta - tra le altre cose - uno degli incipit più famosi e più belli della nostra letteratura.Dino Buzzati: un gigante specie se confrontato con tanti... pigmei che vanno per la maggiore oggi.
Mauro (24/11/2014) - Voto: 5/5
Un bellissimo romanzo, antimilitarista. L'atmosfera della Fortezza è affascinante, avrei voluto viverci.Il film non è da meno.