Un amore

Angelo Cennamo (30/10/2016) - Voto: 3/5
L'attrazione fatale di un architetto di mezza età per una minorenne prostituta e ballerina part-time alla Scala. Sullo sfondo di una Milano grigia e malinconica, l'architetto Dorigo ( quasi l'anagramma di Giovanni Drogo, protagonista del capolavoro di Buzzati: "Il deserto dei tartari") e' completamente soggiogato da Laide Anfossi, ragazzina viziata e indifferente al suo innamoramento. Romanzo poco conosciuto di Buzzati, sulla falsariga della Lolita di Nabokov, scritto con uno stile asciutto, essenziale, molto moderno per i suoi tempi. La storia di un'umiliazione e della solitudine di un uomo incapace di vivere la normalità familiare dei suoi coetanei.
Maria cristina (29/05/2016) - Voto: 5/5
Letto tutto d'un fiato, piacevolissima e penetrante la scrittura e la descrizione dei personaggi che gravitano in questa storia d'amore travagliato. Un romanzo di estrema attualità e sembra non sia stato scritto nel 1963. Sicuramente tra i miei preferiti
KidChino (27/01/2016) - Voto: 5/5
Prima di conoscere Buzzati ed il suo mondo mai mi sarei aspettato ( conoscendo i miei gusti ) di leggere un libro d'amore. Se poi di amore si può parlare... Un amore malato. Una disperazione tale da portare il protagonista ad azioni a dir poco allucinanti. Un uomo di 50 anni che si innamora di una diciassettenne e ne diventa succube. Ma succube di cosa? Di un suo pensiero personale. Dorigo non parla mai di tutto quello che ognuno di noi pensa sia l'amore. Un rapporto che può essere definito in tutti i modi tranne che sano. L'innamorarsi di un'idea. Idealizzare e contestualizzare un qualcosa ( o un qualcuno ) senza conoscere davvero il significato e le emozioni di cui si ha davvero bisogno. Anche la punteggiatura fa quasi pensare ad una marea di emozioni e sensazioni del protagonista folli. E svegliarsi una mattina capendo che si è sbagliato tutto. Che non c'è più logica. Che non c'è più nulla. La tematica di Buzzati su questo folle amore è sconcertante. Un romanzo che resta impresso. Un capolavoro.
stefano (28/05/2015) - Voto: 5/5
Eugenio Montale lo definì "il più bel romanzo italiano del Novecento". Senza dubbio siamo di fronte ad un capolavoro assoluto. Nato probabilmente da un'esperienza autobiografica, questo romanzo scandaglia in profondità e senza pietà i recessi più intimi dell'animo umano di fronte all'amore o, sarebbe meglio dire, alla scoperta dell'amore da parte di un borghese della Milano degli anni Sessanta, abituato ad avere e a comprare tutto ciò che desidera. L'incontro con Laide - una delle figure femminili più intense e affascinanti del '900 italiano e non - destabilizza il protagonista, Antonio Dorigo, mettendolo per la prima volta di fronte a sè stesso, per quello che è realmente, al di fuori delle convenzioni e delle abitudini borghesi che hanno segnato la sua vita fino a quel momento. La scoperta dell'amore, la comprensione di una verità antica e semplice al tempo stesso e cioè che l'amore non si può acquistare, fanno sì che non possa più vivere come ha fatto fino a quel momento. E' stupenda l'immagine dell'amore paragonato ad una "specie di fiore" che nasce a dispetto di tutto e di tutti nella confusione di una Milano che ancora non è da bere ma che si avvia ad esserlo. Solo l'amore salverà l'uomo. Se "Il deserto dei Tartari" poteva vantare un incipit stupendo, in "Un amore" troviamo uno dei finali migliori e coinvolgenti di sempre. Dino Buzzati si conferma un maestro e, probabilmente, Montale non aveva tutti i torti.
Nino Amico (29/01/2015) - Voto: 5/5
Buzzati si rivela scrittore del tutto nuovo in questo romanzo pieno di vigore, intenso, coinvolgente, con un ritmo talvolta impressionante, specie in alcuni capitoli, che si leggono senza prendere fiato, "risucchiati" nei profondi monologhi interiori del protagonista. Rispetto al più conosciuto "Il deserto dei Tartari", che ha tutt'altro registro, sembra davvero scritto da un altro autore. Mi ha sorpreso l'utilizzo di una prosa vibrante, che tralascia spesso la punteggiatura, ma lo fa volutamente, per rendere il ritmo ossessivo, come ossessivi sono i pensieri del protagonista. Un romanzo che scorre come un fiume in piena e sembra scandagliare il flusso dei pensieri più reconditi ma anche immediati del protagonista, per riversarli poi sulla carta come un pittore surrealista fa con i colori della sua tavolozza, gettandoli vigorosamente sulla tela, quasi volesse imbrattarla, renderla densa, corposa, astrusa, ma anche profonda, e oscura. In questo senso il romanzo è quasi surreale, poiché vive attraverso le angosce di Antonio Dorigo, nutrendosi dei suoi contorti e macchinosi pensieri, nel contesto di una Milano malinconica e grigia, piovosa e "sporca". L'atmosfera è importante quanto i pensieri di Antonio e sembrano compenetrarsi. Sorprendenti gli immediati passaggi dalla prima alla terza persona, meravigliosi i dialoghi interiori pieni di dubbi di Antonio, che giorno dopo giorno rimane invischiato in un'amore morboso che gli toglie ogni energia, che lo tormenta e lo angustia, che lo fa diventare diffidente e geloso, ma anche incapace di reagire, di conservare la sua dignità, di ribellarsi definitivamente, di raggiungere un qualche punto fermo. Egli si divora interiormente senza capire i motivi che lo spingono a comportarsi in quel modo. Egli si annienta, si lascia andare alla disperazione, distruggendo anche il suo amor proprio, senza capire cosa lo porta al tormento. --- continua---