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Il labirinto degli spiriti
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Lilly
(13/01/2019) -
Voto: 5/5
Non riesco a fare una recensione onestissima, sono innamorata di Zafón, del suo modo di scrivere, del modo in cui descrive i personaggi i luoghi. La poesia che ci mette. Da leggere e rileggere. Non mi delude mai
Bernadette
(06/12/2018) -
Voto: 5/5
Questo libro mi ha strappato l'anima da dentro. O forse l'anima mi resta, ma con qualcosa in più. Molto di più. Il rating massimo che mi è concesso di aggiudicare è "eccellente", corrispondente a 5 stelline. Questa epica conclusione di una saga che mi era amica, migliore amica, ormai da i miei undici anni, equivale a tutte le stelle possibili ed esistenti nel mondo. Non dirò altro che non sia già stato detto, qualcuno mi avrà certamente preceduto nella celebrazione di questo capolavoro letterale. Ma una o due cose me le devo riconfermare. Confermo a me stessa di essere incappata nel più bel personaggio femminile che abbia mai conosciuto in un libro, Alicia Gris, la bella, splendida, coraggiosa e impeccabile e astuta scioglitrice di tutti i nodi più stretti della storia. Confermo l'ennesima folgorazione al cospetto di questo stile così perfetto ed eccelso, che davvero non so come possa essere così "immacolato", sacro, prezioso, quanto l'ingegno del suo possessore, il mirabile signor Zafón. E soprattutto confermo a me stessa quello che avevo già capito: mai lasciarsi scappare gli affetti, quali che essi siano. Piuttosto rischiamo più dosi di nostalgia futura, ma concediamoci il lusso di perdere solo involontariamente anziché abbandonarlo per il cammino, l'amore che abbiamo. Non lo maltrattiamo: ricordiamolo, custodiamolo, così che altri amori un giorno ci ricordino con loro!
Rob
(06/12/2018) -
Voto: 5/5
Semplicemente fantastico! 800pagg da leggere tutte d'un fiato!
Loris
(20/11/2018) -
Voto: 4/5
Superata la premessa ingannevole (solo i primi due tomi della tetralogia hanno piena autonomia narrativa), esaurito il prologo vagamente meta-letterario, si torna felicemente nell’universo di Zafon attraverso un nuovo personaggio, Alicia Gris, che cattura immediatamente l’attenzione e domina la scena, lasciando a lungo in ombra i vecchi protagonisti. Attraverso lei il lettore si immerge in una Barcellona gotica e maledetta, piena di segreti sepolti in biblioteche, archivi e vecchi diari. Il tono del racconto si fa cupo e violento, con una dose di morte e violenza propria di quella letteratura di genere che Zafon ha sempre omaggiato e rievocato. Questa volta però è esplicita anche l’ambizione di affrontare la Storia, di affondare lo sguardo negli anni bui della dittatura franchista, negli affari sporchi di una classe dirigente votata all’opportunismo e di un Paese mai realmente pacificato, ma piuttosto anestetizzato da un oblio forzato. Il romanzo in molte sezioni funziona come un eccellente ‘turn page’, appassiona il lettore alla sorte dei personaggi, anche quando lo sviluppo si fa intuibile e la scrittura cede all’enfasi. Convince meno la cornice esterna, la storia ‘editoriale’ della tetralogia che si dilunga ad omaggiare editor e traduttori e cerca un po’ forzatamente di riannodare tutti i fili. In quest’ottica, ‘Il gioco dell’angelo’ viene in qualche modo ‘razionalizzato’, ma rischia cosi’ di perdere il fascino ambiguo che lo caratterizzava.
Valentina Antonia Di Maggio
(21/09/2018) -
Voto: 5/5
È magnifico
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