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La campana di vetro
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Andrea
(20/05/2021) -
Voto: 4/5
Opera di chiara ispirazione autobiografica, rappresenta anche un duro attacco alla società americana degli anni '50 (è stato inizialmente pubblicato sotto pseudonimo e solo in Inghilterra)
_joefalchetto_
(29/04/2021) -
Voto: 4/5
“La campana di vetro” venne pubblicato nel 1963, un mese prima del suicidio della scrittrice, ed è l’unico suo romanzo, fortemente autobiografico e intensamente coinvolgente. Esther Greenwood è una talentuosa studentessa del college che da Boston, nell’estate del 1953, si trova catapultata nella travolgente vita newyorkese, stagista di una rivista femminile grazie a una borsa di studio universitaria. La fame di vita e di esperienze all’inizio la farà immergere in una dimensione briosa e interessante, ma piano piano la protagonista sprofonderà in un male di vivere distruttivo. Esther fatica a riconoscersi nella realtà che la circonda e nei valori nei quali è stata cresciuto, ma anziché emanciparsi dalla figura della donna che mette su famiglia sopportando qualsiasi tipo di relazione amorosa e coniugale, resta sconvolta e disorientata lasciandosi trascinare in una spirale negativa. L’immagine della donna sorridente e allegra stride con la sua perenne tristezza di fondo, il sogno americano di un buon matrimonio e il desiderio di maternità le sono alieni e le fanno sentire fortissimo il peso del fallimento personale. È un libro dall’incredibile lieto fine se pensiamo alla breve vita di Sylvia Plath perché Esther Greenwood riesce a risollevarsi e ad allontanare i mostri neri che hanno preso in ostaggio la sua mente e il suo cuore. La risonanza emotiva è molto forte eppure il libro scorre delicato: il tema della depressione e quello del sentirsi inadeguata ai modelli sociali imposti portano a una profonda riflessione e a provare grande solidarietà nei confronti della protagonista, chiaro alter ego della scrittrice. Questo testo - a differenza dei diari e delle poesie che sono un vero pugno nello stomaco nonostante la grande bellezza - è molto delicato, sicuramente lucido e spietato in alcuni passaggi, ma avvolgente e rivoluzionario.
Ofelia
(10/04/2021) -
Voto: 5/5
Rientra a pieno tra i miei romanzi preferiti. Un'opera in cui emergono tratti autobiografici delle esperienze di vita della scrittrice, ma non per questo può essere definito come un confessionale. Piuttosto potrebbe essere definito come una sorta di romanzo di formazione, in cui Esther, una giovane e talentuosa protagonista, fa le sue esperienze, inizialmente positive e piene di brio ma che poi sfoceranno nella distruzione dell’Io non riconoscendosi. La campana di vetro rende chiaro come possano accadere certi processi che conducono ad una malattia mentale.
Marigold
(04/12/2020) -
Voto: 5/5
Uno dei miei romanzi preferiti in assoluto, se non il mio preferito. Un silenzioso urlo di dolore, che è quello della giovinezza frustrata a confronto con un mondo impietoso e disinvoltamente perverso. Sylvia Plath possiede uno stile spiazzante e geniale, riscontrabile anche nei suoi diari, tramite cui descrive situazioni tremende con asciutta freddezza e (solo apparente) distacco, per sottolineare la famosa "banalità del male" e lo strazio del non riuscirsi proteggere da essa. Avendo più o meno l'età di Esther (protagonista del libro e alter ego della Plath), non posso che identificarmi in questo suo travagliato viaggio verso una consapevolezza divisa tra sofferenza e incanto.
PB
(17/05/2020) -
Voto: 2/5
Romanzo di impronta autobiografica descrive il crescente senso di disagio della giovane Esther fino al ricovero in una struttura per malattie mentali. Interessante il punto di vista sulla società americana e sugli approcci della medicina psichiatrica degli anni cinquanta, tuttavia la Plath non riesce a coinvolgere il lettore e la sua protagonista risulta distante a tratti quasi una bambina capricciosa.
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