La campana di vetro

mario (18/09/2018) - Voto: 5/5
Sylvia Plath sente che tra quello che lei è e ciò che ci si aspetta che sia c'è incompatibilità e, forse grazie a una depressione, tenta la fuga, il suicidio, già a vent'anni. Seguiranno tanti altri tentativi, fino al compimento della sua volontà, a 31 anni. Il romanzo, autobiografico, dove Sylvia descrive la vita di una ragazza, Esther, suo alter ego, mi ha colpito innanzitutto per lo stile. Mi aspettavo un clima cupo, deprimente, opprimente, senza speranza. L'ho trovato invece coinvolgente, asciutto, non disperato, tranquillo, pacato, quasi rassegnato. L'atmosfera non è alienata, nonostante la malattia mentale. Non c'è chiusura in sé stessa, bensì apertura, ironia, cinismo. Parlando per bocca di Esther, Sylvia racconta i suoi incubi, i rapporti con la madre, il sesso, la sua prima volta, l'esperienza in ospedale psichiatrico, l'elettroshock, le riflessioni sul suicidio, la depressione, la poesia, l’invidia. Parla di sé, Sylvia Plath. Ma il suo discorso acquisisce valenza assolutamente universale e attuale. Ed è questo che fa di questo libro un vero gioiello. L'interrogarsi di Sylvia sul senso della vita e sulle sue costrizioni diventa, lentamente e inevitabilmente, il nostro.
Aniello (18/09/2018) - Voto: 5/5
Il linguaggio utilizzato ne “La Campana Di Vetro” è elegantemente strutturato, ricco ma anche delicato, e secondo molti critici la narrazione ha parecchie affinità con Il giovane Holden. La protagonista Esther (alter ego di Sylvia Plath) parla con terribile naturalezza del suo disagio, del suo sentirsi sempre inadeguata e dei suoi progetti e tentativi per mettere fine alla sua vita: purtroppo il suicidio è un pensiero costante, inevitabile, "normale" epilogo della sua esistenza. Lo consiglio se si è in un momento della propria vita sereno e rilassato, altrimenti si rischierebbe di calcare ancora di più determinati stati d'animo.
Teresa (18/09/2018) - Voto: 4/5
"La campana di vetro" di Silvia Plath fu pubblicato con lo pseudonimo di Victoria Lucas un mese prima dell’11 febbraio, quando la scrittrice preparò due fette di pane e burro e due tazze di latte per i bambini prima di sigillare porte e finestre e infilare la testa nel forno a gas. Un'analisi acuta e grottesca sullo spazio che occupa l'aria all'interno di quella campana di vetro che ci soffoca e smorza ogni slancio.
Romolo Ricapito (02/05/2018) - Voto: 5/5
Un capolavoro della letteratura americana sebbene sia l'unico romanzo di questa poetessa, datato 1963 come uscita ma scritto nel 1961 è uno spaccato della società americana, della sua gioventù e delle frequentazioni delle giovani donne che lo popolano. Alla protagonista non interessa "sistemarsi" anche se ne ha la possibilità ma affinare la propria cultura. Ci sono introspezioni umoristiche, ma la trama precipita improvvisamente in un cupio dissolvi. Di contenuti negativi il romanzo ne ha, ad esempio i continui riferimenti al suicidio e infatti nel 1963 la Plath si ammazzerà. ma trattasi appunto di un'opera concettualmente autobiografica e vitale nonostante sembra che in essa la protagonista rinunci a vivere.
Ariel (15/04/2018) - Voto: 3/5
Un bel romanzo, che attraverso una scrittura agile e diretta ci offre un affresco essenziale dell'America vacua degli anni Cinquanta. Con divertita ironia e senza alcun patetismo la protagonista descrive il proprio crescente senso di inadeguatezza ed estraneità, il desiderio di morte, l'assurdità di pratiche come la lobotomia e l'elettroshock. Ciò che le interessa è la verità, non edulcorata negli aspetti più sgradevoli del quotidiano. Finale intriso di spavento e speranza.