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Vita liquida
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giuliano
(11/03/2019) -
Voto: 5/5
Cos'è la vita liquida? il nostro essere più profondo se vogliamo riassumere la questione dall'inizio. In questo saggio, tra i miei preferiti di Bauman, affrontiamo il consumismo e la paura sociale ed il fatto che ci comportiamo come se non ci toccasse veramente, oppure al contrario viviamo nell'ansia di rapporti e luoghi della nostra testa. Ma non è assolutamente colpa del mondo, qui il filosofo puntualizza che è una struttura che creiamo noi ad hoc ed inconsapevolmente. Il tempo passa ed è relativo pure quello, i nostri rapporti sociali sono sempre meno concreti, un libro che mi ha aperto gli occhi per certi versi e per altri mi ha confermato pensieri che già avevo elaborato, un libro non facile che consiglio solo a chi interessa lo studio del comportamento umano.
Cristiano
(08/07/2018) -
Voto: 3/5
Se non si hanno basi di sociologia o abitudine a leggere testi del genere, questo libro potrebbe risultare complicato. Il significato comunque è molto profondo e per niente banale
Cinzia Cavallo
(09/11/2015) -
Voto: 5/5
Nell'era delle personalizzazioni, gran vivaio di eroi improbabili, Z. Bauman si occupa del più vasto contenitore sociale dove la vita finalizzata ai soli consumi sembra aver perso la sua consistenza. Una società è definita liquida, se le situazioni in cui agiscono le persone evolvono più velocemente della loro capacità di consolidare il proprio agire in abitudini e procedure. Se tutto è effimero e transeunte e gli individui non possono concretizzare i loro progetti in utilità durature, le strategie diventano obsolete e l'esperienza passata inutilizzabile. Una vita senza radici solide genera ossessione di accaparramento di beni utilizzati e subito distrutti per far posto ad altri più tecnicizzati. Bauman prefigura un uomo quasi robotizzato che, inserito in questo veloce ingranaggio, non dispone di progetti a largo spettro, ma continua a riciclarsi al punto di vivere senza coscienza più vite in una sola esistenza. Chiuso in questa trappola, perde la capacità di creare utopie di buona società o di rivendicare valori più ampi del richiedere sicurezza e compensazione in caso di azioni fallimentari del sistema. L'unica opposizione a queste modalità spersonalizzanti potrebbe giungere dalla cultura come educazione permanente e da intellettuali preoccupati di - espandere la loro immaginazione morale al fine di ampliare la propria percezione di ciò che sia possibile ed importante per sé e per la società - Solo un'educazione non commerciale che stimoli il dubbio e sproni l'immaginazione può opporsi al conformismo ottuso e smuovere così coscienze intorpidite. Il sociologo Bauman affida la redenzione delle nostre società all'azione congiunta di libertà, di democrazia e di educazione cui affida il compito di creare sotto lo stimolo dello spirito critico insoddisfazione per un livello insufficiente di libertà e di democrazia. Una diffusa apatia politica accorcia la vita della democrazia che non sopravvive alla passività dei cittadini alimentata da ignoranza e da indifferenza.
Luigi A
(29/11/2013) -
Voto: 4/5
Libro non facile ma molto profondo nelle tesi esposte. Imperdibile.
Giuliano
(02/11/2010) -
Voto: 4/5
Una società fondata sulle sabbie mobili dell'opulenza e della distruzione immediata degli stessi beni che produce (il cui fine principale è il vivere-per-la-discarica)equivale al fallimento della dimensione umana, totale, inesorabile,agghiacciante,tomba dell'etica e negazione dei valori fondanti l'esistenza. Il consumismo,spinto dalla forza prepotente della globalizzazione,si annida ormai come un cancro in ogni recesso del pianeta, e quei luoghi che fino a poco tempo fà resistevano,immuni al suo morbo pestilenziale,cadono contagiati e annientati dall'uso perverso della ragione umana. Quello che appare come il tanto osannato miglior mondo possibile (e che viene imposto a forza come tale mediante la quotidiana manipolazione delle coscienze e l'abitudine ormai radicata a sopprimere con sotterfugi vari qualsiasi forma di pensiero critico) assomiglia in realtà molto di più all'abisso che l'uomo,agli inizi della sua storia, intravide, e da cui si ritirò inorridito e convinto,(per sedare l'angoscia causata da quella visione)a creare un dio che avrebbe dato senso alla sua esistenza e placato le sue ansie. Nietzsche ce lo ricorda nella"Nascita della Tragedia". Ma anche quel dio,che ha accompagnato l'uomo nei millenni di storia trascorsi, sembra esser stato dimenticato,anzi consumato dalla nostra società, come un qualsiasi altro oggetto materiale gettato nei rifiuti. E' giusto (o meglio, è umano) vivere considerando l'appagamento immediato dei piaceri e il perseguimento del profitto materiale come fine ultimo dell'esistenza? E giusto (o umano) macherare gli interessi egoistici, vero motore della società industriale postmoderna,con le vesti eleganti del progresso e della crescita economica ad ogni costo? E' umano tollerare che milioni di esseri umani siano destinati a finire tra i rifiuti del modus vivendi dell'opulenta società occidentale?iniziamo a porci questi interrogativi e forse il "tramonto dell'occidente" potrà essere evitato.
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