I giorni di Vetro

urbano (13/05/2024) - Voto: 5/5
Capita di comprare un libro perché attirato dalla trama e poi ti inbatti non di o in un capolavoro ma certo in un libro notevole. Appassionato e appassionante, ricco di emozioni, con personaggi stagliati con grande forza espressiva, storico ma non una ricostruzione storica banale e di partigiana.. Veramente notevole , da leggere assolutamente .
Astrea (10/05/2024) - Voto: 3/5
Una buona tensione narrativa sospinge la lettura di questa vicenda di finzione su uno sfondo storico. Personaggi e ambienti poveri e crudeli, vita crudele, storia crudele. Mi chiedo se si possa sperare in una redenzione qualsiasi, ma mi pare di no, nonostante la storia finisca con la fine del nazifascismo i personaggi ne sono tutti stritolati brutalmente. Intreccio ben congegnato in stile efficace, talvolta con lungaggini.
Micromegas (28/04/2024) - Voto: 5/5
Memore della lezione di Fenoglio (molto più di quella di Elsa Morante richiamata in qualche recensione), Nicoletta Verna propone una Resistenza non oleografica e antiretorica. Al suo svolgimento - che ha in Redenta e Iris, Bruno e Vetro, i suoi personaggi principali difficilmente dimenticabili - non è estranea neppure qualche "questione privata" e l'espressione, testualmente, è lasciata cadere quasi inavvertitamente a un certo punto tra le sue pagine dall'autrice. C'è da ritenere non casualmente, bensì come una traccia significativa, un indizio inequivocabile. Pagine dure, in cui la violenza è occasione per costruirci intorno e prima e dopo il romanzo della Resistenza, ma pure la Resistenza è occasione per la rappresentazione del terribile tema della violenza nella storia e nelle relazioni umane. Non per nulla, Iris verso la fine osserva che "il progresso si basa sulla violenza". Una violenza così sistematica e sadica, in particolare nel personaggio di Vetro, da trascolorare forse persino in raffigurazione iper-realistica. E se il male è male (nessuna indulgenza verso il fascismo nelle oltre quattrocento pagine), il "bene" talvolta appare meno lucente di quel che sembrebbe. Iris, ricordando il suo rapporto con il partigiano Diaz, osserva: "Abbiamo avuto le stesse felici e feroci illusioni, nello stesso identico momento. [...] Dietro questo incomprensibile ammasso di errori e sangue e attese non c'è stato alcun progresso né vittoria: Ecco la verità". Alla fine rimangono il dolore, la pietà, forse, addirittura, la speranza.