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L' anniversario
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Lori
(19/04/2025) -
Voto: 5/5
Corto, tagliente, difficile ... però bello per le tematiche affrontate e per lo stile raffinato e colto. Potrebbe piazzarsi nella cinquina dello Strega e , chissà, forse vincere il premio. Lo meriterebbe
MANUELA
(28/03/2025) -
Voto: 5/5
Ci siamo dentro tutti in questo romanzo che in realtà è la spietata fotografia di tutto il male che ci si può fare in una famiglia. C'è il potere, la violenza, la fragilità, l'egoismo, la rassegnazione. Ma c'è anche la voglia di salvarsi, di recidere quelle radici che spesso sono tentacoli, sabbie mobili che ci risucchiano nella continua lotta tra senso di responsabilità e amore; ma occorre anche amare se stessi per evitare un sacrificio troppo grande, quello di non essere. Una storia potente, raccontata con lucidità che pare distacco, e che nasconde invece un lungo e doloroso percorso per riguadagnare la superficie e riprendere fiato.
Stefania
(16/03/2025) -
Voto: 2/5
E' un romanzo riuscito solo in parte: interessante l'idea del racconto distaccato di un distacco così radicale dalla famiglia. Ma viene da chiedere, come la moglie del protagonista verso la fine del racconto: ma chi sono queste persone? E chi è il narratore? Non è tanto il non saperne il nome, è il non percepirne, se non a rapidi sprazzi, l'essenza e l'umanità. Difficile provare empatia per uno qualsiasi dei personaggi della storia narrata, perché tutti tratteggiati in modo bidimensionale.
evelyn73
(22/02/2025) -
Voto: 5/5
Intenso racconto delle vicende e dinamiche familiari ricostruite a posteriori dall'io narrante che decide, adulto, di prendere le distanze dai genitori, di fatto abbandonandoli. La leggerezza che prova, nel lasciarseli alle spalle, è pari alla pesantezza che ha pervaso la sua vita fin lì, pesantezza derivante dal contesto familiare in cui si è (suo malgrado) trovato a vivere. È un romanzo introspettivo, psicologico: descrive il faticoso percorso del protagonista volto a liberarsi, emanciparsi dalla famiglia di origine, luogo violento, asfissiante, disfunzionale, che ha segnato profondamente la sua personalità. Consente una riflessione importante. A volte si sentono commenti di incredulità di fronte a figli che decidono di troncare i rapporti con i loro genitori, che decidono di non prendersi a carico la loro vecchiaia, che decidono di andare a vivere altrove, molto lontano dai luoghi (bui) dell'infanzia. Non siamo nessuno per giudicare le scelte degli altri, non sappiamo come e dove le persone sono cresciute, come e dove hanno vissuto, quanto hanno patito. La famiglia, lungi dall'essere quel luogo che il sentire comune si ostina a dipingere come il nido, come il posto dove siamo cullati in una bolla di accoglienza, di calore, di amore, diviene a volte in realtà la fonte primaria di disagio e di sofferenza; bambini senza strumenti per capire e per difendersi da pesanti dinamiche relazionali vissute in famiglia; bambini che subiscono violenze, anche sottili, che poi da adulti sviluppano vulnerabilità se non vere e proprie patologie. Questo dunque: serve forza, ma è comunque possibile agire, liberarsi dai sensi di colpa per quello che la società ritiene abietto e pensare, secondo una logica di sano, sanissimo egoismo, a difendere sé, per iniziare a vivere pienamente, liberi dal passato che ingabbiava in sofferenze. E celebrare poi "l'anniversario" di questa rinascita.
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