L' orologiaio di Brest

Paolo Federici (07/12/2025) - Voto: 5/5
Maurizio de Giovanni riesce a stupirmi ancora. C’è riuscito con Sara, con Mina Settembre, con i bastardi di Pizzofalcone e con il commissario Ricciardi. Ma questa volta ha superato sé stesso. Intanto il libro viaggia su due binari paralleli e distinti, in tempi distanti quarant’anni uno dall’altro. Però, come sappiamo bene, anche le parallele si incontrano, prima o poi. Ci sono piccoli indizi che inducono a cercare le connessioni con la realtà. La città dei papi: Roma non viene mai nominata. Ed infatti l’ambientazione è principalmente in Vaticano. Il governatore dell’Entità: quale entità governa in Vaticano? La Chiesa, no! 13 maggio 1984: perché scegliere proprio questa data? Forse perché il 13 maggio di tre anni prima ci fu un altro attentato, quello al Papa? Una giovane si innamora di un alto porporato ed ovviamente l’Entità deve correre ai ripari. Ma non può agire in prima persona, quindi approfitta del periodo storico, fatto di terrorismo e attentati, per togliere di mezzo la ragazza ed anche il giudice che sta portando avanti le indagini. Il caso di Emanuela Orlandi riempie la scena di sottofondo. Una coppia improbabile (una giornalista alla ricerca della verità sulla morte del padre, rimasto coinvolto in quell’attentato ed un professore di storia medioevale alla ricerca del padre che forse non è morto…) riportano alla luce la verità ma… Eh beh, mica posso spoilerare. Buon divertimento.
Fiordaliso (26/11/2025) - Voto: 5/5
Molto intriganti i personaggi! La figura dell'"orologiaio " sublime nella sua razionalità e la diffidenza con cui si protegge.. L'intreccio che si dipana in due periodi storici è inizialmente fuorviante, ma la trama poi trova i suoi tasselli che si incastrano perfettamente. Il finale è apertissimo è lascia presagire un seguito in un secondo libro ...
Lituaio magico (24/11/2025) - Voto: 3/5
Da fan del suo stile noir, mi aspettavo quel mix di atmosfera densa e introspezione che lo rende unico, ma stavolta la storia mi è sembrata un po' troppo frammentata per reggere il peso delle sue ambizioni.La trama ruota attorno a un orologiaio misterioso a Brest, un ex barbone con un talento quasi sovrannaturale per riparare meccanismi complessi, e si intreccia con flashback sugli anni bui del terrorismo in Italia, tra padri e figli, segreti sepolti e tradimenti del potere. De Giovanni sa come tessere metafore affascinanti – gli orologi come ingranaggi della memoria umana sono un'idea intrigante – e la penna resta elegante, con descrizioni vivide che evocano il salmastro della Bretagna e il peso del passato italiano. I dialoghi sono credibili, e c'è una malinconia sottile che ti cattura nei momenti migliori, facendoti riflettere su colpa e oblio.Tuttavia, il ritmo parte piano e non accelera mai del tutto: i salti temporali tra gli anni '70 e il presente creano un effetto patchwork che, invece di arricchire, a volte disorienta.
aghilarre (20/11/2025) - Voto: 5/5
Penso di concordare quello che ha scritto Carla. Il commissario Ricciardi aveva (avra?) una fine di storia con una continuità della vita del commissario stesso. Qui non succede,dovremmo aspettare un secondo libro per dire fine? Penso di si. Sul valore della trama l'ho trovate avvincente come i maggiori successi di De Giovanni
Clara (17/11/2025) - Voto: 4/5
Non dò il massimo del punteggio per due ragioni: la prima è che si fa fatica a distinguere i salti temporali, si poteva indicare all'inizio del capitolo il periodo in cui si svolge la storia e la lettura sarebbe stata più comprensibile, invece ho fatto fatica a capire quando la storia era raccontata al passato e quando al presente. La seconda è che non c'è un finale: va bene un epilogo aperto che prelude un secondo libro, ma qui sembra proprio che manchi un capito, quindi la storia rimane in sospeso e a mio avviso un libro deve avere comunque una conclusione. Per il resto mi è piaciuto molto perchè la trama è molto avvincente e a questo punto spero esca presto il secondo libro per capire come va a finire.