Flaming June. Donne oltre la tela

Angelo (20/07/2008) - Voto: 5/5
Una scrittura oltre il consueto, evocativa e infinitamente generosa verso chi legge: ogni interpretazione è possibile, non esiste un punto di vista mostrato in veste di verità, tutto ciò che riusciamo a immaginare è lecito. L'arte al servizio della scrittura, a sua volta arte con un'impronta fortissima e non confondibile: ottimo lavoro.
Epo (09/06/2008) - Voto: 5/5
L'idea di partenza del libro, svelare la vita delle muse di Klimt, Waterhouse, Modigliani, De Lempicka, Leighton, Mucha, Hiroshige, Klimt, Wesselmann, riscattandole dall'anonimato, è intrigante. Ma non è questo il punto di forza del libro, del resto è scritto per raccontare storie non dette, ovvero l'impulso primario della letteratura. Quello che rende quasi unico Flaming June è che si tratta davvero di letteratura: nessuna discesa nel sentimentalismo spicciolo, nel patetismo o nel torbido voyeurismo che compensi ristorandolo di trasgressione spicciola l'essenza conservatrice e perbenista del lettore. Né tantomeno deleghe a forme stilstiche consolidate, anzi: è arte dall'arte, un esempio riuscitissimo di una nuova forma, una fusione fra prosa e poesia che supera le rigidità strutturali dell'una e dell'altra, consentendo all'ispirazione di fluttuare non sclerotizzata, fra pennellate di parole e immagini, libera e non mediata. Flaming June in fin dei conti andrebbe amato a prescindere anche fosse semplicemente scritto bene: in un panorama di giovani autori che lasciano confondere la letteratura con un dilettantistico e anartistico karaoke della penna, la Sciutti risolleva le speranze di chi crede che anche la nostra epoca possa offrire grandi testi.
Marko Matz (01/06/2008) - Voto: 5/5
Flaming June, donne oltre la tela. Perché anche loro hanno avuto un corpo, uno sguardo vivo, di luce e lacrime. Ma i sentimenti, ciò che era in loro, non traspare dai colori, dalle pennellate dell’artista che le ha rese muse eterne ed alienate. Questo è lo scotto da pagare in cambio del dono della celebrità sulla tela: l’oblio di chi si era, di chi si amava. Maeba Sciutti, in questo libro, delinea i pensieri e l’anima di donne che si sono tramutate in dipinti, ne scopre la personalità; va oltre la tela, come dice il sottotitolo dell’antologia: ce le racconta in un caleidoscopio di immagini che si mescolano e sbocciano spogliandole e mettendole a nudo in tutta la loro interezza, non solo fisica, ma anche mentale e poetica. Queste donne, che l’autrice ci descrive, sono come alberi che trasudano resina, ed ogni goccia profuma dei colori con i quali sono state traslate sulla tela degli artisti che le hanno fatte loro. Ognuna di queste donne è diversa, originale, figlia del tempo in cui ha vissuto e sovente di esso schiava. Leggere questa antologia è come osservare tanti fluidi che si incrociano e danzano; c’è un ché di melodico, in ogni racconto, una musica diversa che si ha l’impressione di sentire; la narrazione è quella di una poesia diluita in prosa, come latte versato in acqua: in essa si espande, si arricciola in nubi che avanzano travolgendo lo spazio. Ogni racconto è inoltre presentato da una illustrazione, figure di donne dal tratto sottile, semplice, delicate come brina; un libro, sì, ma anche un oggetto bello da vedere, da sfogliare, una pinacoteca da leggere, da immaginare.