La fuga in avanti. La rivoluzione è un fiore che non muore

deneb (02/07/2020) - Voto: 5/5
Un libro emozionante, da non perdere. Ha fatto rivivere un periodo storico della nostra società, e della nostra Milano.
Francesco Scandaliato (05/12/2019) - Voto: 5/5
Libro bellissimo, emozionante. Un punto di vista unico su una parte importante della nostra storia. Assolutamente da leggere...e rileggere.
Fiamma (10/04/2014) - Voto: 5/5
Non sono brava a fare recensioni di libri.Posso solo dire che quel che scrive Manolo ha parlato ad ogni parte del mio corpo.E alla fine mi ha invaso un sentimento di gratitudine per l'autore,perchè non ha permesso che cose così preziose andassero perdute.
Massimiliano (13/03/2013) - Voto: 5/5
Un libro da pelle d'oca, da consigliare a chiunque volesse conoscere la storia di questa famiglia proletaria milanese e la loro straordinaria dignità in quegli anni che abbiamo etichettato con il freddo termine "anni di piombo" ma piuttosto protagonisti senza dubbio di un momento in cui ci si batteva per una società più giusta.
davide steccanella (24/02/2011) - Voto: 5/5
"La fuga in avanti" è la storia nuda e cruda di una grande famiglia proletaria milanese che attraversa da protagonista le tappe più significative del dopoguerra italiano, è la storia incredibile dei dieci figli superstiti di Remo e Gina Morlacchi vista attraverso gli occhi del piccolo Manolo, classe 1970, occhi che ne hanno viste, è il caso di dirlo, di tutti i colori, ma che ciò nonostante non hanno mai smesso di volere? guardare. Questo libro-diario, oltre ad essere bellissimo, sia per la storia che racconta sia per il "come" lo fa, presenta anche alcune caratteristiche peculiari che lo rendono del tutto diverso dai tantissimi libri che in questi anni hanno cercato di raccontare dai vari e magari opposti punti di vista, il complesso fenomeno degli anni settanta in Italia. Per prima cosa esistono tanti saggi o commentari piuttosto che autobiografie di protagonisti su diversi fronti di quella guerra o racconti di vittime e di figlie di vittime, ma "La fuga in avanti" mi risulta a tutt'oggi essere il primo ed unico libro scritto dal figlio di un militante armato, e questo rende il libro particolarmente genuino ed autentico sin dalla sua genesi, perché non nasce da alcuna finalità diversa da quella del mero racconto, visto che Manolo non deve "giustificare" o "rinnegare" o financo "esaltare" una propria scelta. In secondo luogo ci fornisce una testimonianza unica di come furono quegli anni per chi li visse da bambino e quindi da adolescente "dall'altra parte della barricata", e così questo libro fornisce anche una delle più straordinarie testimonianza di amore filiale che mi sia mai stato dato di percepire perché il sentimento che permea la intera odissea di Manolo è il costante e mai messo in discussione, neppure nei momenti più drammatici, assoluto rispetto per due genitori che hanno pagato sulla propria pelle una loro inarrestabile pulsione a combattere quello che hanno sempre ritenuto in totale buona fede essere un mondo profondamente ingiusto.