Fate il vostro gioco

Laura (15/11/2018) - Voto: 4/5
Sono rimasta affascinata da Rocco Schiavone sin dal suo esordio nei racconti gialli della Sellerio. La sua umana sofferenza, il suo essere fuori dalle righe, sprezzante delle regole e delle leggi che dovrebbe, invece, far rispettare, la sua personalità difficile, contorta, spesso controcorrente, il suo ingombrante passato e incerto futuro… per cui ogni volta che esce un nuovo romanzo che lo vede protagonista mi ci tuffo per incontrare ancora un personaggio così ricco di sfaccettature e il piacere continua. Stavolta, purtroppo, ne sono rimasta un pochino delusa. Manzini regala pagine di grande poesia, il trasloco dell’albero di limone e l’incontro con la mamma di Marina, sono struggenti, però la storia ha meno mordente del solito, eppure si parla di ludopatia, di casinò e gioco d’azzardo. Schiavone è meno concentrato del solito, è distratto dall’allontanamento di Caterina, dalla presenza di Gabriele e di sua madre. Non ha più voglia di scappare, ma non ha neanche idee sul suo futuro. Forse è un romanzo di passaggio. Aspettiamo il prossimo… In bilico
Giorgio g (12/11/2018) - Voto: 4/5
Un altra avventura del vicequestore Rocco Schiavone che ci conferma delle qualità di scrittore di Antonio Manzini. Sentite questa frase: “Il sole doveva essere spuntato ma coperto da una coltre biancastra non riusciva a dare vita ai colori.” Un solido romanzo giallo che arriva puntualmente alla conclusione con l’arresto del colpevole del delitto. E che importa se Rocco ogni tanto si fa una canna?
angelo (08/11/2018) - Voto: 4/5
Ingredienti: il casinò di Saint-Vincent come sfondo di un delitto, una roulette di indagini attorno ad un “morto che parla”, una partita a carte giocata su più tavoli criminosi (usura, riciclaggio, gioco d’azzardo), un bingo quasi completo realizzato dal vicequestore più noto d’Italia. Consigliato: a chi non conosce la maledizione del Bic bianco, a chi conosce il peso dei debiti e il vizio del gioco.
Fabio (05/11/2018) - Voto: 3/5
La storia raccontata sarebbe anche bella, però alla fine rimane tutto troppo aperto,come nei romanzi a puntate,che io amo poco. Rocco è molto antipatico,più del solito,con momenti di autentico bipolarismo ,forse a Manzini gli è scappata un po' la mano. I personaggi di contorno sono sempre gli stessi,qui tutti eccessivi e caricaturali. Speriamo che si risolvano una buona volta le vicende personali legate al passato,altrimenti c'è pericolo di riscaldare troppo la minestra.
Francesco (03/11/2018) - Voto: 2/5
A mio avviso il peggior romanzo di Manzini. Convincente la prima parte, piena di spunti interessanti, si capisce tuttavia che la seconda è stata scritta svogliatamente ed in fretta, giusto per rispettare la scadenza editoriale, e senza che l'autore stesso avesse le idee chiare su cosa scrivere. Cosa grave, che un giallista non dovrebbe mai fare: il finale non solo è aperto, è proprio inesistente. Viene rivelato il colpevole (che tra l'altro si intuiva fin dalle prime pagine) ma non il movente, e alla fine il lettore si sente preso in giro.