Flatlandia. Racconto fantastico a più dimensioni

Luca (19/09/2018) - Voto: 4/5
Il libro intreccia la geometria alla descrizione di una società gerarchica (costituita proprio da figure geometriche) chiusa nelle proprie limitate convinzioni, che ha paura del nuovo e mette la donna all'ultimo posto. Insieme a questa descrizione allegorica di una società priva di democrazia, Flatlandia fornisce anche in invito a cercare di ampliare sempre le proprie conoscenze, proprio per riuscire a liberarci di quei pregiudizi che ci portano a essere preclusi al cambiamento e al miglioramento.
agnese (18/09/2018) - Voto: 4/5
Che sorpresa. All'inizio ero scettica, troppi termini tecnici e calcoli matematici, però superato questo scoglio ho scoperto una bella storia riadattabile anche nel nostro mondo e nel nostro contesto culturale. Molto breve anche pregno, non perdete questo gioiellino.
Tijean (05/08/2018) - Voto: 4/5
Una fiaba geometrica, che fa ragionare e divertire allo stesso tempo. Scritto del XIX secolo, è considerato una delle prime riflessioni sulla quarta dimensione. Lo consiglio a chi cerca una lettura non troppo impegnativa, ma di qualità.
Lisa (30/04/2018) - Voto: 5/5
Un libro molto piacevole e scorrevole. Un "racconto fantastico a più dimensioni" con una critica implicita verso la società, la sua gerarchia e le sue discriminazioni, ma anche verso l'ignoranza che molto spesso, purtroppo, ci ritroviamo a dover affrontare.
Egome (06/02/2016) - Voto: 2/5
Un mondo con solo due dimensioni (flat), popolato da abitanti rappresentati da figure geometriche rigorosamnte piane (triangoli isosceli o rettangoli, quadrati, poligoni con numero progressivamente crescente di lati, proporzionali al ruolo sociale e gerarchico). Le povere donne ridotte a semplici linee, socialmente irrilevanti e addirittura pericolose per le due 'punte' aguzze all'inizio e alla fine della linea. Certo la storia è decisamente originale e unica (una favola 'matematica', secondo la definizione di Manganelli), ma la narrazione non è avvincente e nemmeno coinvolgente. Un po' 'piatta' insomma, come il mondo immaginario che vuole rappresentare